last moon

domenica 31 ottobre 2021

Omicidio a Cagliari - 6

 


Il sabato mattina, il commissario De Candia era solito recarsi al mercato di San Benedetto per acquistare pesce fresco. Era un’abitudine che aveva da quando era andato ad abitare in via Monteverdi con sua moglie. Vi si recava a piedi, percorrendo via Pergolesi e poi un tratto di via Cocco-Ortu, sino al più importante mercato cagliaritano di pesce, carne e generi alimentari al dettaglio.

Per non rinunciare alla sua consueta passeggiata decise che sarebbe arrivato sino a via Giudicessa Adelasia per il sopralluogo che si era ripromesso di fare nell’appartamento dove era avvenuto l’ultimo omicidio a lui assegnato dalla Procura. Da lì, risalendo su via Baccaredda, si sarebbe facilmente ricongiunto al mercato di San Benedetto, dove si vendeva il pesce più fresco e più vario del capoluogo regionale sardo.

Il sopralluogo gli aveva fatto balenare alcuni spunti, sicuramente utili per le indagini sull’omicidio della povera Emma Pirastu. Come d’abitudine aveva redatto un pro-memoria su un foglietto volante. Più che altro delle annotazioni con dei punti esclamativi oppure interrogativi, a seconda che fossero dei punti fermi, oppure rappresentassero dei dubbi, o magari entrambe le interpunzioni qualora non fosse ancora convinto della loro natura. Tutto materiale grezzo che avrebbe dovuto rielaborare nell’intimità del suo ufficio, dopo averci pensato e riflettuto per un po’ di tempo.  Camminava assorto e ripensava ai punti cruciali di quello strano omicidio, cercando di ricomporre mentalmente un mosaico ancora confuso, e stava quasi per andare a sbattere contro l’ultima persona che mai avrebbe immaginato di incontrare quella mattina. Anche perché quella voce conosciuta lo richiamò alla realtà in maniera formale e giocosa nello stesso tempo.

«Commissario De Candia? Come mai da queste parti?»

L’avvocato Luisa Levi lo guardava, nel suo elegante tailleur in tinta unita, quasi canzonandolo, forse per mascherare la stessa emozione che in quel momento l’aveva pervasa all’improvviso.

«Luisa! Sei proprio tu?» riuscì appena a dire il commissario.

«Certamente. Non mi riconosci? Sono cambiata così tanto, in così poco tempo? Cosa fai da queste parti?» disse quasi a raffica il brillante avvocato. I due si guardarono negli occhi per un lungo, interminabile istante. Il commissario non la ricordava così tanto alta da poterlo quasi guardare diritto all’altezza degli occhi. Forse indossava dei tacchi. O magari era lui che credeva di essere più alto del suo modesto metro e settanta.

Lo sbirro che era in lui lo aiutò a vincere l’emozione e a riacquistare il suo sangue freddo.

«Sono qui per motivi professionali» rispose senza sbilanciarsi.

«Davvero?» chiese ancora l’avvocato squadrandolo sospettosa. «Oggi però è sabato, non dovresti essere al mercato di San Benedetto?» aggiunse ben conoscendo le abitudini del commissario.

«Infatti mi stavo recando proprio lì quando mi sono sentito chiamare. Tu piuttosto? Chi non muore si rivede.» Non voleva sicuramente essere un rimprovero, anche se la donna sembrò interpretarlo come tale.

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venerdì 29 ottobre 2021

Il commissario Santiago De Candia indaga-4


«Ma chi lo dice che il momento della chiamata di intervento della vicina coincida esattamente con la morte della vittima? Non potrebbe essere che la signora abbia urlato ben prima di essere uccisa e la colluttazione si sia protratta per diversi minuti?» suggerì l’ispettore Zuddas, che per carattere tendeva sempre a fare l’avvocato del diavolo.

«D’accordo, ma questa colluttazione con chi sarebbe avvenuta? Non con l’indiziato, che non avrebbe comunque potuto trovarsi, a quell’ora,  a casa della vittima. A meno che tu non voglia ipotizzare che  avesse un complice che ha lottato con la vittima sino all’arrivo sul luogo del delitto dell’indiziato!» rispose il commissario, il cui scrupolo investigativo sapeva spingersi oltre ogni limite.

«Ma di questo fantomatico complice non c’è traccia nei verbali, giusto commissario?» intervenne il Farci che era il più concreto dei tre componenti dell’affiatato team della sezione omicidi.

«Certo che no!» confermò Santiago De Candia. «Nel fascicolo ci sono le chiavi dell’appartamento dove è avvenuto l’omicidio. Avevo già in mente di farci un sopralluogo domattina. Mi riprometto di verificare tutto, senza tralasciare niente.»

«Ma la storia del coltello in mano è stata un’invenzione dei giornali?» chiese ancora con curiosità il Farci.

«Io credo che sia stata una sfortunata coincidenza, come scrive l’avvocato difensore nel ricorso. In pratica l’arrivo della pattuglia della Polizia giudiziaria è stata quasi contemporanea all’arrivo del nipote, il quale entrando con le sue chiavi ha trovato il coltello insanguinato per terra. Ingenuamente lo ha raccolto e si è messo a cercare la zia, trovandola poi in cucina, praticamente già morta. E così l’hanno trovato i Carabinieri, inebetito e tremante. In una mano stringeva ancora il coltello, mentre nell’altra aveva una busta con dei generi alimentari che gli aveva chiesto la zia il giorno prima» rispose il commissario.

«Decipit frons prima multos!» sentenziò l’ispettore riacquistando la sua consueta sicurezza e quasi pentendosi della sua ipotesi dell’esistenza di un complice.

«C’è un’altra cosa che dobbiamo considerare, prima di escludere ovvero prendere in considerazione l’eventualità della presenza di un complice» si affrettò a dire il commissario per scongiurare le proteste del sovrintendente, che sbuffava regolarmente a ogni frase in latino del loro collega. «Secondo il medico che ha effettuato l’autopsia l’assassino ha sferrato tre colpi, dal basso verso l’alto. E i fendenti sono stati inferti da un destrimane, mentre l’indiziato, come precisa il verbale, impugnava il coltello nella sinistra e, per giunta, è anche mancino.»

«Beh, questo non esclude la presenza di un complice. Anzi, sembrerebbe confermarlo…» disse ancora l’ispettore, ma meno convinto di prima.

«Certamente. Ma a questo punto, perché non pensare che il vero assassino abbia agito indipendentemente dall’indiziato? Comunque domani, senza trascurare neppure questa pista, voglio verificare da dove possa essere entrata questa terza persona, la cui presenza sembra farsi strada sempre più a rigor di logica. Anche alla luce del fatto che l’indagato ha dichiarato di essere entrato con le chiavi. Quindi, o il vero assassino si è infilato dall’esterno, oppure la porta gli è stata aperta dalla stessa vittima.»

«In effetti ci sono diversi punti oscuri. La vittima conosceva l’assassino? Io propenderei per il sì. Chi si fiderebbe oggi ad aprire a uno sconosciuto?» puntualizzò l’ispettore.

«Purtroppo sappiamo per esperienza che molti anziani lo fanno. Per leggerezza o perché vengono ingannati. Ovviamente, dopo il sopralluogo, saremo in grado di valutare meglio le diverse ipotesi.»

«Vuole che veniamo con lei, commissario?» si offrì il sovrintendente.

«Ma chi lo dice che il momento della chiamata di intervento della vicina coincida esattamente con la morte della vittima? Non potrebbe essere che la signora abbia urlato ben prima di essere uccisa e la colluttazione si sia protratta per diversi minuti?» suggerì l’ispettore Zuddas, che per carattere tendeva sempre a fare l’avvocato del diavolo.

«D’accordo, ma questa colluttazione con chi sarebbe avvenuta? Non con l’indiziato, che non avrebbe comunque potuto trovarsi, a quell’ora,  a casa della vittima. A meno che tu non voglia ipotizzare che  avesse un complice che ha lottato con la vittima sino all’arrivo sul luogo del delitto dell’indiziato!» rispose il commissario, il cui scrupolo investigativo sapeva spingersi oltre ogni limite.

«Ma di questo fantomatico complice non c’è traccia nei verbali, giusto commissario?» intervenne il Farci che era il più concreto dei tre componenti dell’affiatato team della sezione omicidi.

«Certo che no!» confermò Santiago De Candia. «Nel fascicolo ci sono le chiavi dell’appartamento dove è avvenuto l’omicidio. Avevo già in mente di farci un sopralluogo domattina. Mi riprometto di verificare tutto, senza tralasciare niente.»

«Ma la storia del coltello in mano è stata un’invenzione dei giornali?» chiese ancora con curiosità il Farci.

«Io credo che sia stata una sfortunata coincidenza, come scrive l’avvocato difensore nel ricorso. In pratica l’arrivo della pattuglia della Polizia giudiziaria è stata quasi contemporanea all’arrivo del nipote, il quale entrando con le sue chiavi ha trovato il coltello insanguinato per terra. Ingenuamente lo ha raccolto e si è messo a cercare la zia, trovandola poi in cucina, praticamente già morta. E così l’hanno trovato i Carabinieri, inebetito e tremante. In una mano stringeva ancora il coltello, mentre nell’altra aveva una busta con dei generi alimentari che gli aveva chiesto la zia il giorno prima» rispose il commissario.

«Decipit frons prima multos!» sentenziò l’ispettore riacquistando la sua consueta sicurezza e quasi pentendosi della sua ipotesi dell’esistenza di un complice.

«C’è un’altra cosa che dobbiamo considerare, prima di escludere ovvero prendere in considerazione l’eventualità della presenza di un complice» si affrettò a dire il commissario per scongiurare le proteste del sovrintendente, che sbuffava regolarmente a ogni frase in latino del loro collega. «Secondo il medico che ha effettuato l’autopsia l’assassino ha sferrato tre colpi, dal basso verso l’alto. E i fendenti sono stati inferti da un destrimane, mentre l’indiziato, come precisa il verbale, impugnava il coltello nella sinistra e, per giunta, è anche mancino.»

«Beh, questo non esclude la presenza di un complice. Anzi, sembrerebbe confermarlo…» disse ancora l’ispettore, ma meno convinto di prima.

«Certamente. Ma a questo punto, perché non pensare che il vero assassino abbia agito indipendentemente dall’indiziato? Comunque domani, senza trascurare neppure questa pista, voglio verificare da dove possa essere entrata questa terza persona, la cui presenza sembra farsi strada sempre più a rigor di logica. Anche alla luce del fatto che l’indagato ha dichiarato di essere entrato con le chiavi. Quindi, o il vero assassino si è infilato dall’esterno, oppure la porta gli è stata aperta dalla stessa vittima.»

«In effetti ci sono diversi punti oscuri. La vittima conosceva l’assassino? Io propenderei per il sì. Chi si fiderebbe oggi ad aprire a uno sconosciuto?» puntualizzò l’ispettore.

«Purtroppo sappiamo per esperienza che molti anziani lo fanno. Per leggerezza o perché vengono ingannati. Ovviamente, dopo il sopralluogo, saremo in grado di valutare meglio le diverse ipotesi.»

«Vuole che veniamo con lei, commissario?» si offrì il sovrintendente.

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martedì 26 ottobre 2021

Il commissario Santiago De Candia indaga - 2



Il lunedì successivo era festa nazionale, ma sui giornali la vicenda dell’assassinio con il coltello in mano aveva continuato a spiccare tra i titoli in evidenza. Continuava a suscitare clamore e interesse una vicenda che aveva visto soccombere una signora anziana per mano di un suo giovane nipote. Tra i lettori dell’Opinione, soprattutto, si contavano numerose le persone anziane assistite da parenti più giovani oppure da personale esterno. A tenere viva la notizia era stata l’emittente Selen TV, che faceva da traino alla versione cartacea del quotidiano, con numerosi e frequenti dibattiti televisivi, ai quali venivano invitati cittadini comuni ed esperti di varia provenienza.

Anche il secondo lunedì del mese il fattaccio del coltello insanguinato teneva banco. Il commissario De Candia trovò il bar di Tonio ancora in grande subbuglio.

«Ha visto dottore le ultime sul caso dell’assassino con il coltello in mano?» gli disse Tonio accennando al giornale che aveva appena aperto, mentre gli portava la colazione, calda e fumante.

Il commissario andò a leggere le pagine interne della cronaca e a momenti gli andava di traverso il boccone di croissant che aveva appena addentato.

Una foto dell’avvocato Levi capeggiava a centro pagina.

La notizia eclatante era che l’assassino con il coltello in mano era stato scarcerato dal Tribunale della Libertà del capoluogo, su ricorso dell’avv. Luisa Levi.

La donna era una vecchia conoscenza del commissario, vedovo da tempo, che l’aveva incrociata all’inizio per motivi professionali, in occasione di altre indagini per casi di omicidio.

Le loro opposte posizioni investigative, lui dalla parte del delegato per le indagini della procura, lei come avvocato difensore dell’indagato, non avevano impedito la nascita di  una reciproca stima, dalla quale era poi scaturita una discreta relazione alla quale nessuno dei due aveva voluto attribuire un nome, ma che sembrava incardinarsi in qualcosa di più di una sequela, apparentemente occasionale ed episodica, di incontri connotati da una forte e reciproca passionalità.

Poi quel flusso empatico si era bruscamente interrotto. Senza una ragione apparente, gli era sembrato che lei non volesse più farsi trovare. O forse era stato lui che non l’aveva cercata abbastanza.

Qualcosa era però rimasto in sospeso, inespresso, involuto, almeno nell’animo del commissario. Quel qualcosa che, assopito e sotto traccia, si era risvegliato all’improvviso, di fronte a quella fotografia sul giornale.

Quella donna era davvero un diavolo in gonnella, pensò il commissario.

Come aveva fatto ad ottenere la scarcerazione dell’assassino con il coltello insanguinato in mano?

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venerdì 22 ottobre 2021

L'assassino con il coltello in mano - 12

 


Il sabato pomeriggio, verso le 16,30 il commissario Santiago fu svegliato dalla vibrazione del suo cellulare. Il suo rapporto con la tecnologia era stato da subito ambiguo, per non dire schizofrenico.

Finché aveva potuto,  aveva resistito con la sua macchina da scrivere Olivetti e senza cellulare. Poi, per amore di sua moglie, si era rassegnato a portare con sé un cellulare; e in ufficio era arrivata, obbligatoria e improrogabile, la nuova tecnologia informatica; e anche lui si era dovuto piegare all’uso del computer e degli altri strumenti informatici.

Erano  innegabili i vantaggi che la nuova frontiera tecnologica aveva portato con sé: la velocità della comunicazione via Internet, consentiva la trasmissione di documenti e messaggi scritti e vocali in tempo reale e in maniera diretta; la redazione dei documenti era agevolata dalla possibilità di correzioni multiple e contestuali, oltre che dalla eventualità di  redigere i nuovi documenti, partendo dai vecchi; e le informazioni viaggiavano alla velocità della luce da un capo all’altro del globo, comprese le informative tra le questure e tra queste e le direzioni generali del ministero; anche lo scambio di informazioni con le sezioni criminali estere (criminalpol, europol e quant’altro) era divenuto più diretto e immediato. Eppure, mentre si adeguava di buon grado a quella inarrestabile rivoluzione tecnologica, forse per un inconscio atteggiamento di autodifesa verso quei rinnovamenti troppo repentini e  incontrollabili, capaci di travolgere secoli, se non millenni, di abitudini acquisite, il commissario De Candia, si immergeva tuttavia,  in un mare di nostalgico romanticismo, dove il passato assumeva i contorni di una epopea di felicità ormai perduta.

Amava ripetere, al proposito, che per fortuna gli altri uomini erano diversi  da lui, altrimenti l’umanità si troverebbe ancora a vivere nelle caverne o tutt’al più nelle palafitte, procacciandosi il cibo con arco e frecce; e magari  avrebbe trascorso le notti d’estate sotto il cielo stellato, trasmettendo oralmente   fantastiche storie di magiche avventure, custodendo i segreti della scienza e della medicina dentro templi di pietra e adorando improbabili dei sotto la luna splendente.

Si trattava evidentemente di una iperbole, provocatoriamente assurda e indifendibile, ma c’era un fondo di verità in quei discorsi, emblematici di una personalità conservatrice e  riservata, quasi votata a un  monachesimo profano o a un eremitismo romantico.

E il suo cellulare non aveva suoni ma solo vibrazioni; quasi una rivalsa verso un mezzo al quale non voleva concedere uno spazio di intervento troppo ampio.

A pranzo si era cucinato delle orecchiette alle alici marinate e due triglie di scoglio alla livornese; il vino bianco e fresco lo avevano predisposto alla migliore siesta che si potesse desiderare in un pomeriggio di maggio. Il suo udito superfino avvertì la vibrazione, mentre le spire di sogni confusi si diradavano fugacemente.

-          “ Sì!”

-          -“ E’ il commissario De Candia!”- disse una voce femminile che non sembrava del tutto sconosciuta.

-          “Sì!”

-          “ Non la sapevo amante dell’opera!”

Adesso che  il suo cervello aveva ripreso a funzionare a pieno regime, riconobbe subito quella voce

-          “ Luisa! Ma che piacere! Come stai?”

-          - “ Grazie per le splendide rose, Santiago!”-  disse la voce all’altro capo del telefono. Adesso il tono era passato dalla celia di prima, a una frequenza intima e sottile che penetrò profondamente nell’animo del commissario. “Meno male!” – pensò, poco prima di dire a voce alta:

-          - “Contento che ti siano piaciute!”

-          -“ Sono stupende!”

-          Il commissario percepì ancora nelle corde più intime del suo cuore, il sentimento e le vibrazioni che emanavano da quella voce.

Al mattino, mentre si recava al mercato civico di San Benedetto, per il suo  consueto shopping alimentare del sabato mattino,  era passato davanti a un negozio di fiori e aveva vinto i suoi dubbi e le sue ritrosie. Le aveva mandato quindici rose rosse (dodici erano pari e non andava bene, gli aveva detto il fioraio; e tredici non andavano bene a lui; ) con un invito per il matinèe al teatro dell’opera, dove andava in scena, il giorno dopo,  la Carmen di Bizet.

-          “ Volevo ringraziarti anche per l’invito a Teatro che accetto ben volentieri!” – aggiunse Luisa Levi, tornando al suo consueto tono di voce, squillante e professionale, che al commissario piaceva comunque tanto.

-          “Benissimo. Allora ci vediamo domani! Passo a prenderti  alle 17,30!”

-          “D’accordo. Ma se la giornata lo consente, sarebbe bello andare a piedi. Da casa mia è sufficiente attraversare il parco della musica e siamo subito a teatro!”

-          “Va bene. Parcheggerò nei dintorni e poi andremo a piedi!”

-          “ Trattandosi di un matinée non penso di mettermi in abito da sera…”-

Il commissario rifletté solo un attimo. L’avvocato Levi non parlava mai soltanto per parlare.

-“ Tranquilla, non mi metterò lo smoking! Forse un abito beige, addirittura..”

-“ Buono a sapersi!” – commentò Luisa Levi soddisfatta. E subito dopo aggiunse:

-          “ Com’è andata la riunione del venerdì?”

-          “Bene! Domani ti dirò!” – rispose il commissario che non amava intrattenersi troppo al telefono, neanche con una persona speciale come lei.

-          “ Anche io ho delle novità  in proposito…” – disse lei a sua volta.

-          “Non vedo l’ora di sentirle e non vedo l’ora di vederti!” – si sbilanciò il commissario, per farle capire, ma con il dovuto garbo, che avrebbe preferito parlarne di persona.

Lei capì al volo e dopo qualche altro convenevole di prammatica si salutarono.

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mercoledì 20 ottobre 2021

L'assassino con il coltello in mano - 10

-          


Lei è impiegata al  Comune di Villamassargia, un piccolo paese poco distante da Carbonia;  ha vinto un regolare concorso pubblico e lavora lì da più di dieci anni: pare che sia un’impiegata modella; il fratello maggiore, invece, Andrea ha dei trascorsi burrascosi da tossicodipendente ma ha la fedina penale pulita, a parte qualche denuncia , a metà tra spaccio e consumo, ma ha sempre scansato il carcere, un po’ perché i suoi genitori, quando erano in vita, lo hanno fatto seguire dai migliori avvocati e non gli hanno fatto mancare i soldi in tasca; un po’ perché ultimamente, in pratica da quando sono morti i genitori, ha accettato di seguire un progetto di recupero ed è ospite di una comunità nelle campagne che attorniano il sito archeologico di  Monte Sirai. Il fine settimana chiede un permesso e va a stare a casa della sorella, non disponendo di abitazione propria, né di mezzi economici per prendersene una, neppure in locazione.

-          “ Bene!” – commentò soddisfatto il commissario, omettendo di dire al suo collaboratore che quelle cose le sapeva già. – “ Dicevo che anche io mi sono dato da fare e ho scoperto che la cassaforte della vittima è stata ripulita e sono spariti titoli e gioielli. E siccome dai verbali non risulta che il nipote imputato avesse addosso quei titoli e gioielli, né sono stati rinvenuti a casa di suo padre nella successiva perquisizione, ne deriva, giocoforza, che qui dobbiamo continuare a battere le due piste che già stiamo battendo: l’assassinio deve essere maturato nell’ambito di un furto finito male; anche se non escluderei che questo furto possa essere stato opera di una persona conosciuta dalla vittima.”

-          - “ Tertium non datur?” – chiese Zuddas, sfoggiando il suo consueto repertorio di espressioni latine.


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domenica 17 ottobre 2021

L'assassino con il coltello in mano - 8



       Dopo un’ora abbondante la loro ricerca certosina non aveva dato alcun esito. L’intuito dell’avvocato aveva visto giusto. Qualcuno si era portato via la chiave della cassaforte, con tutto il suo contenuto, con la carta bancomat e il contante. E questo qualcuno poteva essere stato soltanto il fantomatico assassino senza volto.

-          “ Ma come avrà fatto?” – chiese l’avvocato come se interrogasse se stessa- “ C’erano i Carabinieri, qui, in casa. Possibile che l’assassino avesse già svuotato la cassaforte quando sono arrivati i Carabinieri? E se aveva già svuotato la cassaforte cosa faceva lì in cucina, dove è stato trovato il corpo della signora Emma?

-          “ Vieni, andiamo su in mansarda. Io un’idea ce l’avrei!”- disse il commissario avviandosi verso il servizio, ove delle ripide scale in legno portavano in mansarda.

-          Il commissario la precedette e appena in cima si voltò e le tese la mano per aiutarla a completare l’ultimo tratto di gradini. La mansarda era scarsamente arredata con un lettino, un comodino, una sedia, un armadio in legno e una scaletta in legno, a libro,  aperta sopra uno dei due lucernari, proprio come l’aveva lasciata lui dopo il sopralluogo precedente.

-          “ Secondo me le cose sono andate così!” – disse il commissario  appena si trovarono in mansarda. – “ L’assassino è stato scoperto dalla vittima mentre rovistava in cucina;  tralasciamo per adesso  che cosa  cercasse in cucina e perché si trovasse proprio lì; la vittima si è messa a urlare, magari perché  il ladro era travisato, chissà; o magari perché si è semplicemente spaventata; il ladro ha afferrato un coltello e l’ha uccisa per farla tacere; poi, forse, si è spaventato; ha pensato di fuggire dalla porta ma deve avere sentito i rumori del nipote che stava arrivando e allora ha cercato di nascondersi qui nel servizio; oppure, più verosimilmente,  ha pensato di fuggire dalla stessa via da cui era penetrato in casa; anche questo dettaglio lo lascerei in dubbio. Mi segui?” Chiese il commissario all’avvocato che si era seduta su un lettino che stava proprio sotto uno dei due lucernari che davano luce e aria alla mansarda.

-          - “ Ti seguo. Vai avanti.” – rispose l’avvocato, guardandosi in giro.

-          “ Quando ha sentito il trambusto che sicuramente hanno fatto i Carabinieri che, come minimo, saranno arrivati a sirene spiegate, deve essere salito per questa scaletta in legno per guadagnare una via di fuga. Però qualcosa lo ha fermato. Forse si è acquattato qua fuori, in questo anfratto esterno, proprio a ridosso della finestra, vieni a vedere! “ Il commissario, non senza difficoltà, a causa della sua robusta corporatura, si era ara affacciato al di fuori del lucernario. Scese però con insospettata agilità dalla scaletta in legno per consentire all’avvocato di salire a sua volta. L’avvocato annuì dopo essere ridiscesa, invitando il commissario a continuare.

-          - “ Be’, magari per non rischiare di essere visto, avrà aspettato in cima alla scaletta, pronto a squagliarsela se soltanto avesse sentito qualcuno salire su per le scale.”

-          - “ Ma i Carabinieri, convinti di aver preso il vero e unico assassino non hanno neppure pensato di salire quassù a controllare!” – lo anticipò con convinzione  l’avvocato che ormai aveva capito dove volesse andare a parare l’arguto commissario, dando ad intendere che condivideva la sua ricostruzione.

-          “ Esattamente!” – esclamò lui, contento che la sua amica lo seguisse e fosse d’accordo con la sua ipotesi.- “ Quando si sono calmate le acque è ridisceso e ha finito l’operazione per cui probabilmente era venuto. Svaligiare la casa della vittima.”

-          “ Un bel sangue freddo, per un ladruncolo, topo d’appartamento!” – commentò l’avvocato riflettendo.

-          - “ Ancora non sappiamo con certezza se sia davvero entrato con l’idea di rubare o di fare altro…” disse in maniera sibillina il commissario.

-          “Al di là di questo”- convenne con lui l’avvocato - “ la tua ricostruzione mi sembra abbastanza plausibile. “

-          - “ Vieni, rimettiamo tutto a posto e andiamocene!” – disse l’avvocato.

-          Rifecero a ritroso la strada verso il basso e, rimessa ogni cosa al suo posto, se ne uscirono.

-          Il sole, adesso, era sulla via del tramonto. Le rondini continuavano a garrire festose, mentre un’altra colonia di fenicotteri, più numerosi di prima, si dirigevano in direzione degli stagni di Molentargius; o forse ancora più in là, verso Quartu Sant’Elena.

-          - “ Che fai ora?- gli chiese l’avvocato.

-          - “ Vado a casa a farmi una bella doccia!” – rispose il commissario senza pensare- “ E’ da stamattina che sono in giro!”

-          “ Perché non te la fai a casa mia la doccia?!” – disse con un sorriso malizioso Luisa Levi.

Al commissario passò di colpo la stanchezza che aveva accumulato  in quella giornata piena di lavoro.

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venerdì 15 ottobre 2021

L'assassino con il coltello in mano - 6

 


         

      Quando giunsero in vista di Buggerru era già pomeriggio inoltrato.    Col suo fuoristrada il commissario si inerpicò senza troppe difficoltà in un promontorio roccioso in cima al quale la loro vista dominava la baia di Cala Domestica.

-          Lì si fermarono a lungo e in silenzio, persi nei loro pensieri. E mentre Amàlia Rodrigues cantava i suoi strali di sofferenza, le loro anime si fusero in quella saudade  malinconica, pervase da quel languore fisico che solo il Fado, il Flamenco, il Blues e certe Canzoni Napoletane, nelle loro diverse e struggenti varianti, sanno dare. E quel silenzio li unì più di  tutte le storie che si erano raccontati, dalla partenza, durante il viaggio, nelle miniere, nel ristorante,  a ridosso delle antiche gallerie; o forse le loro storie incombevano e si calavano in quel silenzio e, attraverso i loro sensi, si proiettavano nel paesaggio circostante, frusciando tra cisti e ginepri, accarezzando olivastri e corbezzoli, appianando sino al mare della costa verde, dopo avere sfiorato i faraglioni, le falesie e le  torri spagnole che un tempo avevano difeso quelle coste dalle incursioni dei Saraceni.

-          Dopo che  il sole si fu  immerso nel mare, in cielo apparve una luce, quasi all’improvviso.

-          - “ Guarda com’è lucente e vicina!” – disse Luisa Levi indicando quella luce sopra l’orizzonte.

-          - “ Dev’essere…”-

-          -“ …Venere!” – concluse lei, precedendolo.

Lui si voltò a guardarla. Quella luce, quel nome, quella parola che lei aveva pronunciato, quasi leggendogli nel pensiero,  gli avevano  suscitato all’improvviso una trepidazione e un’emozione che ritrovò magicamente negli occhi di lei.

Rimasero così, a guardarsi negli occhi, per un lungo istante, stupiti di se stessi e della loro tenera trepidazione. Non dissero altro. Si baciarono a lungo. Poi i loro corpi si cercarono, con un’attrazione che gli spazi ridotti dell’auto sembrarono rendere perfino più forte e irresistibile.

E si amarono, sotto la luce sempre più forte di Venere, mentre fuori il concerto dell’avi fauna e il frusciare del vento nella flora selvaggia,  accompagnava i loro sospiri e la danza dei loro corpi,  fusi nel magico ripetersi di un atto, apparentemente sempre uguale, come il perpetuarsi della specie,  eppure  sempre diverso, come differenti sono le occasioni e le emozioni che culminano nell’amore.

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mercoledì 13 ottobre 2021

L'assassino con il coltello in mano - 4

 


Il commissario sorrise, pensando che questa battuta sarebbe piaciuta molto a uno dei suoi collaboratori, che non perdeva occasione per criticare l’ossessione mediatica e la superficialità di certi settori della polizia giudiziaria.

-          “ Che  tipo è questo nipote?” – chiese invece all’avvocato.

-          “ Mah! In questo frangente non saprei davvero definirlo bene. E’ molto spaventato, oltre che dispiaciuto per il brutale assassino di una persona alla quale era sinceramente attaccato, che gli voleva bene e che perfino lo sovvenzionava generosamente, in cambio dell’aiuto disinteressato che lui le prestava con entusiasmo e con sincero affetto.” L’avvocato fece una breve pausa, come se volesse continuare ma non sapesse bene come. – “ Posso dirti una cosa strettamente riservata!”

Il commissario si sentì prudere il naso. Questo succedeva quando nell’aria c’era qualcosa su cui esercitare il massimo dell’attenzione; o perché era in vista un inganno, o perché stava per venire a conoscenza di qualcosa di importante; era il suo naso da sbirro a suggerirglielo; e il suo naso difficilmente si sbagliava.

-“ Certo, parla liberamente!” – la incoraggiò il commissario, continuando a guidare.

- “ Io te la dico, ma mi devi promettere che non la userai mai contro il mio assistito, qualunque cosa accada!” – ribadì ancora l’avvocato Levi. Anche lei aveva un alto senso del segreto professionale e forse, in fondo si era già pentita di aver fatto l’offerta. Ma ormai sembrava tardi per tornare indietro.

Il commissario restò interdetto, tra dubbi e curiosità! L’informazione riservata lo incuriosiva, e poi poteva essergli utile per le sue indagini; come privarsene? D’altro canto, però, non sarebbe mai venuto meno ai suoi doveri di sbirro; su questo non aveva dubbi: credeva nel suo lavoro sino in fondo e non lo avrebbe mai disatteso. Si risolse pensando che quell’avvocato, quel diavolo in gonnella, non gli avrebbe mai rivelato un segreto che potesse danneggiare il suo assistito (che oltretutto, a parer suo, nonostante le osservazioni capziose dell’ispettore Zuddas, era completamente innocente).  Decise di fidarsi e dopo essersi passato una mano sul naso che gli prudeva rispose di sì, che non avrebbe mai usato quella confidenza contro il suo assistito.

-          “ Promessa di sbirro?” – ribadì ancora l’avvocato, a metà tra il serio e il faceto, sapendo  bene come il commissario fosse fiero e orgoglioso di essere un poliziotto con una parola ferma e fidata.

-          - “ Parola di sbirro!” – le confermò porgendole l’indice della mano destra per sigillare la promessa.

-          L’avvocato strinse forte l’indice col suo, e subito dopo aggiunse: - “ Il mio assistito mi ha confidato che la zia lo aveva nominato erede universale con un testamento!”

https://www.ibs.it/al-di-delle-evidenti-apparenze-libro-ignazio-salvatore-basile/e/9788898981823

lunedì 11 ottobre 2021

L'assassino con il coltello in mano - 2

 


“ Decipit frons prima multos! “– sentenziò l’ispettore riacquistando la sua consueta sicurezza e quasi pentendosi della  sua ipotesi dell’esistenza di un complice.

-          “ C’è un’altra cosa che dobbiamo considerare, prima di escludere ovvero prendere in considerazione l’eventualità della presenza di un complice” – si affrettò a dire il commissario per scongiurare le proteste del sovrintendente, che sbuffava regolarmente ad ogni sfoggio latino del loro collega- “secondo il medico che ha effettuato l’autopsia l’assassino ha sferrato tre colpi, dal basso verso l’alto; e i fendenti sono stati inferti da un destrimane, mentre l’indiziato, come precisa il verbale, impugnava  il coltello nella sinistra e, per di più, è anche mancino.”

-          “ Be’, questo non esclude la presenza di un complice. Anzi, sembrerebbe  confermarlo…” – disse ancora l’ispettore, ma meno convinto di prima.

-          “ Certo, ma a questo punto, perché non pensare che il vero assassino abbia agito indipendentemente dall’indiziato? Comunque domani, senza trascurare neppure questa pista,  voglio verificare da dove possa essere  entrata  questa  terza persona, la cui presenza, a rigor di logica, sembra farsi strada sempre di più, anche alla luce del fatto che l’indagato ha dichiarato di essere entrato con le chiavi:  quindi delle due cose l’una: o il vero assassino si  è infilato  dall’esterno, oppure la porta gli è stata aperta dalla stessa vittima.”

-          “ In effetti ci sono diversi punti oscuri: la vittima conosceva l’assassino? Io propenderei per il sì. Chi si fiderebbe oggi ad aprire a uno sconosciuto?” – puntualizzò l’ispettore.

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