last moon

sabato 29 maggio 2021

La Terza via - 10




 

Come previsto il mio contratto di esperto in diritto internazionale doveva essersi incagliato in qualche scoglio di uno di quei porti frastagliati che anche in Colombia si chiamano ministeri; o forse il mio amico tintirillo si aspettava altri centocinquanta dollari americani che io non avevo (e se li avessi avuti non glieli avrei dati).

Insomma, scaduti i sei mesi del permesso provvisorio che mi avevano dato al mio arrivo a Bogotà, dovetti lasciare la Colombia.

Mi ero ripromesso di passare da Roma, tanto più che avevo un impegno da rispettare. Avevo promesso infatti di telefonare alla moglie di Silvio.

Roma mi è sempre piaciuta. A quel tempo non era certo il suo fascino spirituale ad attirarmi. Lì avevo trascorso le mie giornate di libera uscita, quando frequentavo la Scuola di Fanteria di Cesano. C’era quindi un piccolo pezzo di me, di ciò che ero stato prima di partire per Londra e poi per il Sudamerica; era un buon viatico per me, ricominciare da Roma la ricerca di me stesso. Ricordo un episodio buffo, dopo essere sceso dall’aereo, appena giunto in centro,  mentre mi spostavo con il bagaglio, alla ricerca del mezzo giusto da prendere. Casualmente mi imbattei in un mio conterraneo. Come argutamente sottolinea Dante nel suo Canto XXII, due Sardi che si incontrano, soprattutto fuori dalla Sardegna, non sono mai sazi di parlare nella loro lingua. Soltanto che io mi accorsi di mischiare il sardo al castigliano; riuscii ad esprimermi e a farmi capire; ma dopo aver parlato per sei mesi la lingua ufficiale spagnola, mi trovavo a confondere  la mia lingua madre con il castigliano.


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domenica 23 maggio 2021

La Terza via - 9



In quel tempo, mentre aspettavo un contratto che mi avrebbe fornito dei mezzi di sussistenza e un permesso di soggiorno almeno annuale, mi trovavo a gestire a Bogotà un Almacen, un negozietto  a metà tra un piccolo bar e una minuscola merceria, due generi merceologici che da noi non si trovano mai congiunti.

Il Tintirillo che lo gestiva prima di me era una specie di avvocato con laurea triennale (da noi, anni dopo, sarebbe sorta una figura del genere con la laurea triennale in Servizi Giuridici della riforma universitaria, ma al tempo non esisteva ancora), che era rimasto impressionato della mia conoscenza dei codici e me lo aveva mollato in gestione mentre lui navigava in quei misteriosi porti di mare che anche in Colombia si chiamano ministeri, suppongo ancora più complessi e meno abbordabili dei nostri, dato che di quel contratto, già da me sottoscritto, e in forza del quale avrei dovuto collaborare come esperto di diritto internazionale nella sua azienda di servizi giuridici,  che lui doveva registrare al ministero degli esteri, non ne seppi mai niente, sino alla scadenza del mio permesso semestrale provvisorio. O forse si era tenuto i centocinquanta dollari che gli avevo allungato e ciccia.

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venerdì 14 maggio 2021

La Terza via - 8



E arrivò davvero subito; il tempo di sfogliare distrattamente qualche rivista sotto gli occhi arrossati e attenti del titolare dell'edicola, un pakistano di mezza età, dalle guance grosse e carnose.

-«Ciao!» – mi fece con un gran cenno Giampiero, mentre giungeva, in lontananza,  dall’unica barriera di uscita della Metropolitana. Anche Michelle, che già conoscevo, mi salutò con la mano per aria. Mi presentarono quindi a Martine, una ragazzetta non tanto alta, che vestiva dei jeans su una camicetta bianca ricamata, delle scarpe “Adidas” bianco-verdi ed un nastrino azzurro alla fronte che le cingeva i capelli castani dal taglio corto. Abbozzò un sorriso sui denti un po’ irregolari, pronunciando un “hello!” strettissimo e arrestandosi,  con una mano  che teneva il giubbotto riverso sulle spalle e le dita dell’altra infilata nella tasca dei jeans, con il solo pollice di fuori. Dopo alcuni convenevoli chiesi a Giampiero notizie di Donato.

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sabato 8 maggio 2021

La Terza via - 7



Per me gli uni valevano gli altri, anche se non so dire perché riuscissi a familiarizzare di più con i fumatori che con i bevitori. Forse era dovuto al fatto  che io, a quel tempo,  amavo ascoltare De Andrè, Guccini, Tenco e Paoli; qualche volta li strimpellavo alla chitarra, cantando versi intrisi di una dolce malinconia e di una imprecisabile nostalgia; quelle canzoni ci avvolgevano in una nuvola di sogno, trasportandoci in un mondo immaginifico, di avventure  e di illusioni. È vero che certi versi,  certi dischi, certi libri, hanno come uno stigma impresso, che si trasmette a chi li ascolta e li legge e li accomuna sotto lo stesso ideale.

 Ecco, con quelli di sinistra io condividevo quelle cose là, anche se a volte avevo l’impressione che quegli ideali fossero una nostra invenzione, necessaria per sopravvivere; un nutrimento di anime sbandate e perse nella vaghezza del nulla, alla ricerca di realtà inesistenti, di mondi immaginari e di illusioni perdute.

7. continua 

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sabato 1 maggio 2021

La Terza via - 6

 


Un giorno, mentre ci preparavamo  una pizza per la nostra pausa pranzo, Donato   mi disse che stava raccogliendo dei soldi per fare un regalo a Giampiero, di cui a breve sarebbe ricorso il genetliaco. Risposi che avrei partecipato ben volentieri e soltanto doveva dirmi che cifra dovessi versare per partecipare al regalo. Prima di rispondermi mi disse che la sua idea era di regalargli un pezzo di hashish,  per il quale Giampiero andava matto. Io non feci commenti anche se ricordo che pensai “Contento lui!”  Dissi che per me non c’erano problemi. Lui si limitò ad aggiungere che il fumo lo avrebbe comprato da Natale, grande fumatore ed esperto e che Giampiero mi aveva  invitato alla festa di compleanno che avrebbe dato sabato sera a casa sua. Venerdì sera, prima di smontare dal lavoro,  gli chiesi quanto gli dovessi dare. Donato mi rispose che Natale non aveva voluto soldi per un tocco di hashish che aveva voluto procurare gratuitamente,  come sua personale partecipazione al regalo di Giampiero. Mi scrisse l’indirizzo di Giampiero in un foglietto, raccomandandomi di non mancare.

All’indomani, ruppi  tutti i miei dubbi e le mie incertezze e decisi di recarmi alla festa di Giampiero. Mentre ero in viaggio in metropolitana cercai di vincere e dominare le mie apprensioni,  dicendo a me stesso che non era obbligatorio per me fumare quella sostanza misteriosa e sconosciuta; e poi non era neppure detto che me ne sarebbe stata data l’occasione. Quante storie! Avrei potuto sempre rifiutarmi di fumare. Io all’epoca fumavo ancora le sigarette (rigorosamente quelle di stato). Mi bastavano e avanzavano. Così rimuginando arrivai alla casa di Willesden Green, dove abitava Giampiero. Mi aprì una ragazza che mi fece entrare  senza farmi domande. Io dissi soltanto che ero invitato alla festa di compleanno di Giampiero.

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