last moon

venerdì 22 ottobre 2021

L'assassino con il coltello in mano - 12

 


Il sabato pomeriggio, verso le 16,30 il commissario Santiago fu svegliato dalla vibrazione del suo cellulare. Il suo rapporto con la tecnologia era stato da subito ambiguo, per non dire schizofrenico.

Finché aveva potuto,  aveva resistito con la sua macchina da scrivere Olivetti e senza cellulare. Poi, per amore di sua moglie, si era rassegnato a portare con sé un cellulare; e in ufficio era arrivata, obbligatoria e improrogabile, la nuova tecnologia informatica; e anche lui si era dovuto piegare all’uso del computer e degli altri strumenti informatici.

Erano  innegabili i vantaggi che la nuova frontiera tecnologica aveva portato con sé: la velocità della comunicazione via Internet, consentiva la trasmissione di documenti e messaggi scritti e vocali in tempo reale e in maniera diretta; la redazione dei documenti era agevolata dalla possibilità di correzioni multiple e contestuali, oltre che dalla eventualità di  redigere i nuovi documenti, partendo dai vecchi; e le informazioni viaggiavano alla velocità della luce da un capo all’altro del globo, comprese le informative tra le questure e tra queste e le direzioni generali del ministero; anche lo scambio di informazioni con le sezioni criminali estere (criminalpol, europol e quant’altro) era divenuto più diretto e immediato. Eppure, mentre si adeguava di buon grado a quella inarrestabile rivoluzione tecnologica, forse per un inconscio atteggiamento di autodifesa verso quei rinnovamenti troppo repentini e  incontrollabili, capaci di travolgere secoli, se non millenni, di abitudini acquisite, il commissario De Candia, si immergeva tuttavia,  in un mare di nostalgico romanticismo, dove il passato assumeva i contorni di una epopea di felicità ormai perduta.

Amava ripetere, al proposito, che per fortuna gli altri uomini erano diversi  da lui, altrimenti l’umanità si troverebbe ancora a vivere nelle caverne o tutt’al più nelle palafitte, procacciandosi il cibo con arco e frecce; e magari  avrebbe trascorso le notti d’estate sotto il cielo stellato, trasmettendo oralmente   fantastiche storie di magiche avventure, custodendo i segreti della scienza e della medicina dentro templi di pietra e adorando improbabili dei sotto la luna splendente.

Si trattava evidentemente di una iperbole, provocatoriamente assurda e indifendibile, ma c’era un fondo di verità in quei discorsi, emblematici di una personalità conservatrice e  riservata, quasi votata a un  monachesimo profano o a un eremitismo romantico.

E il suo cellulare non aveva suoni ma solo vibrazioni; quasi una rivalsa verso un mezzo al quale non voleva concedere uno spazio di intervento troppo ampio.

A pranzo si era cucinato delle orecchiette alle alici marinate e due triglie di scoglio alla livornese; il vino bianco e fresco lo avevano predisposto alla migliore siesta che si potesse desiderare in un pomeriggio di maggio. Il suo udito superfino avvertì la vibrazione, mentre le spire di sogni confusi si diradavano fugacemente.

-          “ Sì!”

-          -“ E’ il commissario De Candia!”- disse una voce femminile che non sembrava del tutto sconosciuta.

-          “Sì!”

-          “ Non la sapevo amante dell’opera!”

Adesso che  il suo cervello aveva ripreso a funzionare a pieno regime, riconobbe subito quella voce

-          “ Luisa! Ma che piacere! Come stai?”

-          - “ Grazie per le splendide rose, Santiago!”-  disse la voce all’altro capo del telefono. Adesso il tono era passato dalla celia di prima, a una frequenza intima e sottile che penetrò profondamente nell’animo del commissario. “Meno male!” – pensò, poco prima di dire a voce alta:

-          - “Contento che ti siano piaciute!”

-          -“ Sono stupende!”

-          Il commissario percepì ancora nelle corde più intime del suo cuore, il sentimento e le vibrazioni che emanavano da quella voce.

Al mattino, mentre si recava al mercato civico di San Benedetto, per il suo  consueto shopping alimentare del sabato mattino,  era passato davanti a un negozio di fiori e aveva vinto i suoi dubbi e le sue ritrosie. Le aveva mandato quindici rose rosse (dodici erano pari e non andava bene, gli aveva detto il fioraio; e tredici non andavano bene a lui; ) con un invito per il matinèe al teatro dell’opera, dove andava in scena, il giorno dopo,  la Carmen di Bizet.

-          “ Volevo ringraziarti anche per l’invito a Teatro che accetto ben volentieri!” – aggiunse Luisa Levi, tornando al suo consueto tono di voce, squillante e professionale, che al commissario piaceva comunque tanto.

-          “Benissimo. Allora ci vediamo domani! Passo a prenderti  alle 17,30!”

-          “D’accordo. Ma se la giornata lo consente, sarebbe bello andare a piedi. Da casa mia è sufficiente attraversare il parco della musica e siamo subito a teatro!”

-          “Va bene. Parcheggerò nei dintorni e poi andremo a piedi!”

-          “ Trattandosi di un matinée non penso di mettermi in abito da sera…”-

Il commissario rifletté solo un attimo. L’avvocato Levi non parlava mai soltanto per parlare.

-“ Tranquilla, non mi metterò lo smoking! Forse un abito beige, addirittura..”

-“ Buono a sapersi!” – commentò Luisa Levi soddisfatta. E subito dopo aggiunse:

-          “ Com’è andata la riunione del venerdì?”

-          “Bene! Domani ti dirò!” – rispose il commissario che non amava intrattenersi troppo al telefono, neanche con una persona speciale come lei.

-          “ Anche io ho delle novità  in proposito…” – disse lei a sua volta.

-          “Non vedo l’ora di sentirle e non vedo l’ora di vederti!” – si sbilanciò il commissario, per farle capire, ma con il dovuto garbo, che avrebbe preferito parlarne di persona.

Lei capì al volo e dopo qualche altro convenevole di prammatica si salutarono.

 https://www.ibs.it/al-di-delle-evidenti-apparenze-libro-ignazio-salvatore-basile/e/9788898981823

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