Il lunedì successivo era
festa nazionale, ma sui giornali la vicenda dell’assassinio con il coltello in
mano aveva continuato a spiccare tra i titoli in evidenza. Continuava a
suscitare clamore e interesse una vicenda che aveva visto soccombere una
signora anziana per mano di un suo giovane nipote. Tra i lettori dell’Opinione,
soprattutto, si contavano numerose le persone anziane assistite da parenti più
giovani oppure da personale esterno. A tenere viva la notizia era stata
l’emittente Selen TV, che faceva da traino alla versione cartacea del
quotidiano, con numerosi e frequenti dibattiti televisivi, ai quali venivano
invitati cittadini comuni ed esperti di varia provenienza.
Anche il secondo lunedì del mese il fattaccio del
coltello insanguinato teneva banco. Il commissario De Candia trovò il bar di
Tonio ancora in grande subbuglio.
«Ha
visto dottore le ultime sul caso dell’assassino con il coltello in mano?» gli
disse Tonio accennando al giornale che aveva appena aperto, mentre gli portava
la colazione, calda e fumante.
Il commissario andò a leggere le pagine interne della
cronaca e a momenti gli andava di traverso il boccone di croissant che aveva
appena addentato.
Una foto dell’avvocato Levi capeggiava a centro
pagina.
La notizia eclatante era che l’assassino con il
coltello in mano era stato scarcerato dal Tribunale della Libertà del
capoluogo, su ricorso dell’avv. Luisa Levi.
La donna era una vecchia
conoscenza del commissario, vedovo da tempo, che l’aveva incrociata all’inizio
per motivi professionali, in occasione di altre indagini per casi di omicidio.
Le loro opposte posizioni
investigative, lui dalla parte del delegato per le indagini della procura, lei
come avvocato difensore dell’indagato, non avevano impedito la nascita di una reciproca stima, dalla quale era poi
scaturita una discreta relazione alla quale nessuno dei due aveva voluto
attribuire un nome, ma che sembrava incardinarsi in qualcosa di più di una
sequela, apparentemente occasionale ed episodica, di incontri connotati da una
forte e reciproca passionalità.
Poi quel flusso empatico
si era bruscamente interrotto. Senza una ragione apparente, gli era sembrato
che lei non volesse più farsi trovare. O forse era stato lui che non l’aveva
cercata abbastanza.
Qualcosa era però rimasto
in sospeso, inespresso, involuto, almeno nell’animo del commissario. Quel
qualcosa che, assopito e sotto traccia, si era risvegliato all’improvviso, di
fronte a quella fotografia sul giornale.
Quella donna era davvero
un diavolo in gonnella, pensò il commissario.
Come aveva fatto ad ottenere la scarcerazione dell’assassino con il coltello insanguinato in mano?
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