last moon

domenica 27 giugno 2021

Come nasce il commissario De Candia

 



Quando insegnavo diritto al Tecnico molti studenti, appreso come io svolgessi anche la professione di avvocato, incuriositi, e anche scandalizzati, mi chiedevano come potessi mai difendere un colpevole di omicidio o di stupro da quelle accuse così infamanti.

La scuola per ragionieri, pur essendo frequentata da tantissimi ragazzi intelligenti (quanto lo sono i licei) non è certo la sede adatta per disquisizioni filosofiche.

Allora, per far capire agli studenti, mi inventavo delle situzioni in cui un indagato apparisse colpevole a prima vista ma poi, in realtà, non fosse colpevole.

Uno di questi casi inventati si chiamava “l’assassino con il coltello in mano” e narrava di un giovane sfortunato che era stato trovato da una volante dei Carabinieri, con ai piedi il copro esanime della ricca zia, che lo aveva nominato erede testamentario, morta per accoltellamanto; e l’arma del delitto era stretta nella mano insanguinata del giovane nipote.

Questa storia mi ha offertto lo spunto per il primo romanzo della serie che ho dedicato al mio personaggio Santiago Se Candia, commissario capo della sezione omicidi della Questura (in realtà si tratta del secondo episodio, ma il primo l’ho autoprodotto; anche se adesso, su consiglio del mio editore, l’ho ritirato dagli scaffali elettronici di Amazon e compagnia alienante).

Il romanzo si trova in tutte le piattaforme della rete libraria on line (Amazon, mondadori, hoepli, feltrinelli,IBS, Libreria Universitaria ecc.) oppure si può ordinare in tutte le librerie (arriva in tre giorni lavorativi). Infine, se siete di passaggio nella via Alghero di Cagliari, entrate nella libreria Muscas e compratelo lì che lo trovate di presenza.



Una delle obiezioni più arrabbiate che mi muovevano gli studenti era infatti quella di ritenere inutile spendere tanti soldi per un processo quando taluno rrisultasse colpevole all’evidenza dei fatti.

Grazie a questi esempi era molto più agevole far capire loro, da un lato l’importante di costruire le prove decisive (a carico o a discolpa) nel dibattimento, attraverso il contraddittorio e la dialettica tra difesa e accusa; dall’altro come l’apparenza, spesse volte, sia ingannevole.

domenica 13 giugno 2021

Bad and good poetry

 


I'm not so sure that we are right on distinguishing between good and bad poetry.

I prefer to talk of bad and good readers.

I mean that if someone reads a Dante's or a Keat's sonnet and she/he does not like it, there we have a bad reader, not certainly a bad poet.

May be we would talk of poetry and not poetry.

There is a long not interrupted line that ties poetry41, from the first known poets (king Salomon, Ben sirac, Homerus and the ancient greek-roman poets, till nowdays; and that's a line of love, universal brotherhood, friendship, deep sentiments but good sentiments.

We cannot call poetry writing on denying  Naziskin  Holocaust or on racism hate and human distruction!

That's just not poetry at all.

Otherwise, who is going to select good and bad poetry'

Good and bad art? 

Do we remember great painter Van Gogh?

At his time he was not certainly considered to be a good artist but who dares today to say he's not?

Does poetry belong to evil and all the other stuff don't?

So, better no to talk of good and bad poetry. 

sabato 12 giugno 2021

La Terza via - 13



Rimasi a lungo a ciondolarmi all’ombra dei pini, nel dondolo che mi cullava dolcemente. Fumavo e mi chiedevo il perché di quella domanda-risposta, se fossi stato io, l’ incauto a chiedere di Donato, oppure se fosse stata lei, la sconosciuta senza nome,  mandata da lui a ritirare quell’ingombrante e misterioso borsone,  a fraintendere la mia domanda.

Comunque la rigirassi nella mia mente, restava nella mia memoria un ricordo sgradevole, come di un’ingiustizia subita; o forse di una delusione. Il mio errore forse era stato di mitizzare certe  persone. Anche da studente, sin da adolescente, quando frequentavo i primi anni della scuola superiore, avevo coltivato una grande ammirazione per i compagni del triennio superiore che capeggiavano il movimento studentesco, parlando nelle assemblee, e ancora prima convocandole; organizzavano e proponevano gli scioperi, i cortei cittadini, le sortite in piazza e alla Facoltà di lettere, dove si discuteva con gli universitari dei massimi sistemi e si sognava di creare una società più equa, scalzando gli uomini di potere dalla protervia delle loro poltrone e dei centri di potere dove si erano arroccati.

Ed era stata quella ammirazione a spingermi ai vertici del movimento, riempiendo i vuoti che quelli, diplomandosi, avevano lasciato e diventando di fatto un capo riconosciuto del movimento studentesco cittadino.

Ma io non avevo mai voluto avere a che fare con l’aspetto violento del movimento. Sapevo che c’era un gruppo di duri  e irriducibili che scendevano in piazza per affrontare “i fasci” (cioè le frange estreme ed opposte del movimento studentesco, in realtà mai riconosciuti, che erano stati relegati in una sorta di limbo extraparlamentare, molto peggio di quello toccato in sorte ai vari gruppuscoli della sinistra extraparlamentare),  ma quella logica dello scontro io l’avevo rifiutato.

Ed oggi forse mi era più chiaro il motivo. A me non piacevano queste persone violente, che finivano per essere più arroganti e proterve di quelle che occupavano i centri di potere e che noi avremmo dovuto fare sloggiare dagli scranni ove sembravano  seduti per grazia ricevuta.

Che cosa sarebbe successo se questi nuovi capi avessero preso il potere?

 https://www.hoepli.it/libro/la-terza-via-un-uomo-un-viaggio-tre-strade/9788833812366.html

sabato 5 giugno 2021

La Terza via - 12

 


Quel suo gesto mi parve buffo, ma Michele dovette leggere una nota di delusione sul mio viso. Infatti si affrettò a dire:«Naturalmente se vuoi organizziamo un’uscita a quattro…»

«Ma, no! Figurati!» dissi io, già preoccupato di dovermi sobbarcare una serata di tensione tra due ex che si erano lasciati in malo modo.

Poi venimmo assorbiti da nuovi clienti e nuove trattative, sino a quando ci accorgemmo che il mercato era vuoto. Si erano fatte le ore tredici, ora fatidica anche a Roma. Rimanevano solo alcuni  commercianti tardivi, che incominciavano ora a smontare le loro postazioni di vendita. La nostra non era poi così complessa, come certe altre, da smontare. Si trattava di riempire i borsoni con la merce e ritirare i teli da terra. Michele contò soddisfatto il suo incasso.

«Anche oggi è andata bene. Facciamo a metà?» aggiunse poi allungandomi delle banconote.

«Ma scherzi?» mi schermii subito io. «Tu hai tutte le spese, le materie prime, il lavoro che ci hai messo, il locale. E poi non voglio niente. Già mi dai vitto e alloggio!»

Sembrò deluso. Forse aveva paura che il mio diniego potesse significare la perdita della mia collaborazione.

«Beh, almeno una parte, se non proprio la metà, la dovresti accettare.»

«Ma dai Michele! Lascia perdere, mi metti in imbarazzo! Io ti faccio compagnia volentieri! Per me è un gioco, ti assicuro! Mentre per te, giustamente, è un lavoro! Il tuo lavoro!»

Non parve molto convinto.

«Con l’aiuto di Simona spero di convincerti! Mi aiuti?» aggiunse afferrando uno dei borsoni e accennando all’altro.

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mercoledì 2 giugno 2021

La Terza via -11

 


Dopo pranzo mi portò nel laboratorio dove confezionava i suoi articoli di pelletteria. Ne aveva parecchi; tutti pezzi unici; avevano un non so di che di robusto, di antico e di artistico allo stesso tempo; pur nella loro estrema essenzialità. Si mise a riempire dei borsoni.

«Domani devo esporre alla Festa de Noantri! Mi fai compagnia? Così mi aiuti anche a portare la merce. Sabato sarò da solo!»

«Simona non viene con te?»

«Magari la domenica. Il sabato lei lavora, soprattutto in questo periodo.»

«Pensi che a Simona faccia piacere?»

«Se sa che mi aiuti alla festa, figurati! Lei è molto protettiva; si sentirebbe sicuramente più tranquilla!» disse con entusiasmo, immaginando dalla mia domanda che io volessi accettare la sua proposta. In effetti l’idea non mi dispiaceva. Fra i miei progetti mai realizzati c’era stato , un tempo, quello di vendere per strada degli oggetti confezionati da me. Come faceva Michele, senza impegno, giusto per campare la giornata. Magari io avevo pensato a dei braccialetti, degli anellini o delle collanine in metallo. Però era l’artigianato in generale che mi piaceva. Mia nonna materna raccontava sempre, con orgoglio e vanto,  di avere ritrovato in un ripostiglio, i giocattoli in legno che mi ero costruito da me, un’estate che avevo trascorso a casa sua.

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