last moon

venerdì 29 ottobre 2021

Il commissario Santiago De Candia indaga-4


«Ma chi lo dice che il momento della chiamata di intervento della vicina coincida esattamente con la morte della vittima? Non potrebbe essere che la signora abbia urlato ben prima di essere uccisa e la colluttazione si sia protratta per diversi minuti?» suggerì l’ispettore Zuddas, che per carattere tendeva sempre a fare l’avvocato del diavolo.

«D’accordo, ma questa colluttazione con chi sarebbe avvenuta? Non con l’indiziato, che non avrebbe comunque potuto trovarsi, a quell’ora,  a casa della vittima. A meno che tu non voglia ipotizzare che  avesse un complice che ha lottato con la vittima sino all’arrivo sul luogo del delitto dell’indiziato!» rispose il commissario, il cui scrupolo investigativo sapeva spingersi oltre ogni limite.

«Ma di questo fantomatico complice non c’è traccia nei verbali, giusto commissario?» intervenne il Farci che era il più concreto dei tre componenti dell’affiatato team della sezione omicidi.

«Certo che no!» confermò Santiago De Candia. «Nel fascicolo ci sono le chiavi dell’appartamento dove è avvenuto l’omicidio. Avevo già in mente di farci un sopralluogo domattina. Mi riprometto di verificare tutto, senza tralasciare niente.»

«Ma la storia del coltello in mano è stata un’invenzione dei giornali?» chiese ancora con curiosità il Farci.

«Io credo che sia stata una sfortunata coincidenza, come scrive l’avvocato difensore nel ricorso. In pratica l’arrivo della pattuglia della Polizia giudiziaria è stata quasi contemporanea all’arrivo del nipote, il quale entrando con le sue chiavi ha trovato il coltello insanguinato per terra. Ingenuamente lo ha raccolto e si è messo a cercare la zia, trovandola poi in cucina, praticamente già morta. E così l’hanno trovato i Carabinieri, inebetito e tremante. In una mano stringeva ancora il coltello, mentre nell’altra aveva una busta con dei generi alimentari che gli aveva chiesto la zia il giorno prima» rispose il commissario.

«Decipit frons prima multos!» sentenziò l’ispettore riacquistando la sua consueta sicurezza e quasi pentendosi della sua ipotesi dell’esistenza di un complice.

«C’è un’altra cosa che dobbiamo considerare, prima di escludere ovvero prendere in considerazione l’eventualità della presenza di un complice» si affrettò a dire il commissario per scongiurare le proteste del sovrintendente, che sbuffava regolarmente a ogni frase in latino del loro collega. «Secondo il medico che ha effettuato l’autopsia l’assassino ha sferrato tre colpi, dal basso verso l’alto. E i fendenti sono stati inferti da un destrimane, mentre l’indiziato, come precisa il verbale, impugnava il coltello nella sinistra e, per giunta, è anche mancino.»

«Beh, questo non esclude la presenza di un complice. Anzi, sembrerebbe confermarlo…» disse ancora l’ispettore, ma meno convinto di prima.

«Certamente. Ma a questo punto, perché non pensare che il vero assassino abbia agito indipendentemente dall’indiziato? Comunque domani, senza trascurare neppure questa pista, voglio verificare da dove possa essere entrata questa terza persona, la cui presenza sembra farsi strada sempre più a rigor di logica. Anche alla luce del fatto che l’indagato ha dichiarato di essere entrato con le chiavi. Quindi, o il vero assassino si è infilato dall’esterno, oppure la porta gli è stata aperta dalla stessa vittima.»

«In effetti ci sono diversi punti oscuri. La vittima conosceva l’assassino? Io propenderei per il sì. Chi si fiderebbe oggi ad aprire a uno sconosciuto?» puntualizzò l’ispettore.

«Purtroppo sappiamo per esperienza che molti anziani lo fanno. Per leggerezza o perché vengono ingannati. Ovviamente, dopo il sopralluogo, saremo in grado di valutare meglio le diverse ipotesi.»

«Vuole che veniamo con lei, commissario?» si offrì il sovrintendente.

«Ma chi lo dice che il momento della chiamata di intervento della vicina coincida esattamente con la morte della vittima? Non potrebbe essere che la signora abbia urlato ben prima di essere uccisa e la colluttazione si sia protratta per diversi minuti?» suggerì l’ispettore Zuddas, che per carattere tendeva sempre a fare l’avvocato del diavolo.

«D’accordo, ma questa colluttazione con chi sarebbe avvenuta? Non con l’indiziato, che non avrebbe comunque potuto trovarsi, a quell’ora,  a casa della vittima. A meno che tu non voglia ipotizzare che  avesse un complice che ha lottato con la vittima sino all’arrivo sul luogo del delitto dell’indiziato!» rispose il commissario, il cui scrupolo investigativo sapeva spingersi oltre ogni limite.

«Ma di questo fantomatico complice non c’è traccia nei verbali, giusto commissario?» intervenne il Farci che era il più concreto dei tre componenti dell’affiatato team della sezione omicidi.

«Certo che no!» confermò Santiago De Candia. «Nel fascicolo ci sono le chiavi dell’appartamento dove è avvenuto l’omicidio. Avevo già in mente di farci un sopralluogo domattina. Mi riprometto di verificare tutto, senza tralasciare niente.»

«Ma la storia del coltello in mano è stata un’invenzione dei giornali?» chiese ancora con curiosità il Farci.

«Io credo che sia stata una sfortunata coincidenza, come scrive l’avvocato difensore nel ricorso. In pratica l’arrivo della pattuglia della Polizia giudiziaria è stata quasi contemporanea all’arrivo del nipote, il quale entrando con le sue chiavi ha trovato il coltello insanguinato per terra. Ingenuamente lo ha raccolto e si è messo a cercare la zia, trovandola poi in cucina, praticamente già morta. E così l’hanno trovato i Carabinieri, inebetito e tremante. In una mano stringeva ancora il coltello, mentre nell’altra aveva una busta con dei generi alimentari che gli aveva chiesto la zia il giorno prima» rispose il commissario.

«Decipit frons prima multos!» sentenziò l’ispettore riacquistando la sua consueta sicurezza e quasi pentendosi della sua ipotesi dell’esistenza di un complice.

«C’è un’altra cosa che dobbiamo considerare, prima di escludere ovvero prendere in considerazione l’eventualità della presenza di un complice» si affrettò a dire il commissario per scongiurare le proteste del sovrintendente, che sbuffava regolarmente a ogni frase in latino del loro collega. «Secondo il medico che ha effettuato l’autopsia l’assassino ha sferrato tre colpi, dal basso verso l’alto. E i fendenti sono stati inferti da un destrimane, mentre l’indiziato, come precisa il verbale, impugnava il coltello nella sinistra e, per giunta, è anche mancino.»

«Beh, questo non esclude la presenza di un complice. Anzi, sembrerebbe confermarlo…» disse ancora l’ispettore, ma meno convinto di prima.

«Certamente. Ma a questo punto, perché non pensare che il vero assassino abbia agito indipendentemente dall’indiziato? Comunque domani, senza trascurare neppure questa pista, voglio verificare da dove possa essere entrata questa terza persona, la cui presenza sembra farsi strada sempre più a rigor di logica. Anche alla luce del fatto che l’indagato ha dichiarato di essere entrato con le chiavi. Quindi, o il vero assassino si è infilato dall’esterno, oppure la porta gli è stata aperta dalla stessa vittima.»

«In effetti ci sono diversi punti oscuri. La vittima conosceva l’assassino? Io propenderei per il sì. Chi si fiderebbe oggi ad aprire a uno sconosciuto?» puntualizzò l’ispettore.

«Purtroppo sappiamo per esperienza che molti anziani lo fanno. Per leggerezza o perché vengono ingannati. Ovviamente, dopo il sopralluogo, saremo in grado di valutare meglio le diverse ipotesi.»

«Vuole che veniamo con lei, commissario?» si offrì il sovrintendente.

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