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«Mi scusi, brigadiere!»
intervenne ‘Bomboletta’, che probabilmente era fermo ancora a quando i
poliziotti avevano i gradi da militari «ha
detto domenica 23 aprile di pomeriggio?»
Come
il sovrintendente annuì, quello aggiunse subito: «Mi
sa che eravamo insieme alla partita del Cagliari; allo stadio S. Elia; noi
facciamo parte degli Ultras Rossoblu del Club di Marius; i biglietti io li
chiedo sempre al presidente del club, che me li procura scontati!»
Il
sovrintendente continuò a scrivere
impassibile.
«Verificherò il vostro alibi e se verrà
confermato, come penso che avverrà, a maggior ragione lei non ha niente da
temere!. Possiamo andare avanti nell’interrogatorio?»
disse ancora il sovrintendente rivolto a sa Mantininca che, recuperato coraggio e sangue freddo grazie
all’intervento del cognato, aveva ripreso a scartavetrare la carrozzeria
dell’auto che aveva per le mani.
«Io di omicidi non ho mai saputo niente e
non so nulla neanche di questo qui.»
«Però dalla casa della vittima sono spariti
soldi e gioielli. Quindi abbiamo ragione di pensare che l’omicidio sia
scaturito da un furto».
«E cosa c’entro io?»
«Be’, visto che l’omicidio e il furto sono stati commessi nella quartiere dei Giudicati, e dato che i colleghi ci hanno detto che quella è la sua zona di competenza, ci chiedevamo, alla Omicidi, se per caso lei si era fatto un’idea di chi possa essere stato. Qui si tratta di un omicidio e non di un semplice furto», aggiunse Alessio Farci bilanciando il suo peso in modo da alleviare la morsa delle scarpe che gli stringevano i piedi.
Mantininca era lusingato di essere considerato dalla
Questura un piccolo boss, con un suo
territorio di competenza. Inoltre adesso
anche in Questura si erano resi conto che un concorrente aveva sconfinato
nel
«Io ormai sono fuori dal giro, ma ai miei tempi, una cricca di sassaresi sconfinava ogni tanto qui in Casteddu. E quelli quando si muovono, fanno sempre cazzate!»