Il piantone lo accolse
accennando un saluto militare.
Il suo ufficio era al
primo piano, e le ampie finestre si affacciavano proprio su uno degli ingressi
secondari del Palazzo di Giustizia. Sulla sinistra era visibile anche
l’ingresso delle ex scuole magistrali, che adesso ospitavano il liceo
socio-pedagogico, o qualcosa del genere.
Ripose, come al
solito, i giornali in un cassetto della
scrivania e si accomodò nella sua poltrona.
Ma sei nuovi fascicoli
con altrettanti casi di omicidio, recenti e ancora da risolvere, lo aspettavano
all’interno dell’armadio di sicurezza. Li prelevò e li ripose sul ripiano della
scrivania. I due fratelli trovati morti nelle campagne di Settimo San Pietro.
La prostituta strangolata sul litorale di Giorgino. Un corpo privo di arti e
mutilato dalla voracità dei pesci restituito dal mare. Il matricidio,
probabilmente per colpa di un tossico esasperato dall’astinenza e dalla mancanza
di soldi per acquistare la dose, il quale però si era dileguato chissà dove. Due
ennesimi femminicidi, presumibilmente già chiusi. Uno con il suicidio del
marito colpevole, l’altro con la costituzione dell’autore che si era
autoaccusato dell’omicidio.
Nella consueta riunione
settimanale del venerdì si era deciso con i suoi collaboratori, l’ispettore Zuddas e il sovrintendente Farci,
di cominciare a svolgere delle indagini raccogliendo a verbale delle
informazioni e altre possibili prove, per ricomporre le vicende criminose in un
quadro investigativo coerente e comprensibile.
Prima del vertice con il
Questore, a cui partecipavano tutti i capi sezione, che si teneva a fine
mattinata ogni ultimo lunedì del mese, aveva a disposizione un po’ di tempo per
riprendere in mano tutti e sei i fascicoli ‘caldi’. Li definivano in questo
modo, per distinguerli da quelli che ormai avevano superato i sei mesi che la
legge assegnava agli inquirenti per svolgere le indagini. Il termine era
prorogabile per altri sei mesi. Dopo, il fascicolo ‘si raffreddava’, e
inevitabilmente finiva in una sorta di limbo, con buona pace della sete di
giustizia delle povere vittime e anche dei colpevoli.
Munito di fogli
protocollo a righe prendeva appunti, per ogni fascicolo, che costituivano allo
stesso tempo punto di partenza e
approdo, tra un venerdì e l’altro, dello stato di svolgimento delle indagini.
Strada facendo, i faldoni si sarebbero arricchiti, non solo delle sue
riflessioni, ma degli apporti delle indagini svolte sul campo dai suoi due più
stretti collaboratori.
Tutto ciò, naturalmente,
se non ci fossero state interruzioni e contrattempi.
Dopo il vertice con il
questore e gli altri capi sezione prese la via del ritorno. Restava in sede di
pomeriggio soltanto il martedì e il giovedì, quando aveva il cosiddetto
‘rientro’.
A fine pasto, quando lo
consumava in casa, era solito fare una siesta. Al risveglio, come ogni lunedì, si sarebbe recato a Iglesias, a Casa
Elvira, dove sua mamma aveva scelto di trascorrere la vecchiaia.
Nessun commento:
Posta un commento