last moon

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mercoledì 2 giugno 2021

La Terza via -11

 


Dopo pranzo mi portò nel laboratorio dove confezionava i suoi articoli di pelletteria. Ne aveva parecchi; tutti pezzi unici; avevano un non so di che di robusto, di antico e di artistico allo stesso tempo; pur nella loro estrema essenzialità. Si mise a riempire dei borsoni.

«Domani devo esporre alla Festa de Noantri! Mi fai compagnia? Così mi aiuti anche a portare la merce. Sabato sarò da solo!»

«Simona non viene con te?»

«Magari la domenica. Il sabato lei lavora, soprattutto in questo periodo.»

«Pensi che a Simona faccia piacere?»

«Se sa che mi aiuti alla festa, figurati! Lei è molto protettiva; si sentirebbe sicuramente più tranquilla!» disse con entusiasmo, immaginando dalla mia domanda che io volessi accettare la sua proposta. In effetti l’idea non mi dispiaceva. Fra i miei progetti mai realizzati c’era stato , un tempo, quello di vendere per strada degli oggetti confezionati da me. Come faceva Michele, senza impegno, giusto per campare la giornata. Magari io avevo pensato a dei braccialetti, degli anellini o delle collanine in metallo. Però era l’artigianato in generale che mi piaceva. Mia nonna materna raccontava sempre, con orgoglio e vanto,  di avere ritrovato in un ripostiglio, i giocattoli in legno che mi ero costruito da me, un’estate che avevo trascorso a casa sua.

https://www.hoepli.it/libro/la-terza-via-un-uomo-un-viaggio-tre-strade/9788833812366.html?


 

sabato 29 maggio 2021

La Terza via - 10




 

Come previsto il mio contratto di esperto in diritto internazionale doveva essersi incagliato in qualche scoglio di uno di quei porti frastagliati che anche in Colombia si chiamano ministeri; o forse il mio amico tintirillo si aspettava altri centocinquanta dollari americani che io non avevo (e se li avessi avuti non glieli avrei dati).

Insomma, scaduti i sei mesi del permesso provvisorio che mi avevano dato al mio arrivo a Bogotà, dovetti lasciare la Colombia.

Mi ero ripromesso di passare da Roma, tanto più che avevo un impegno da rispettare. Avevo promesso infatti di telefonare alla moglie di Silvio.

Roma mi è sempre piaciuta. A quel tempo non era certo il suo fascino spirituale ad attirarmi. Lì avevo trascorso le mie giornate di libera uscita, quando frequentavo la Scuola di Fanteria di Cesano. C’era quindi un piccolo pezzo di me, di ciò che ero stato prima di partire per Londra e poi per il Sudamerica; era un buon viatico per me, ricominciare da Roma la ricerca di me stesso. Ricordo un episodio buffo, dopo essere sceso dall’aereo, appena giunto in centro,  mentre mi spostavo con il bagaglio, alla ricerca del mezzo giusto da prendere. Casualmente mi imbattei in un mio conterraneo. Come argutamente sottolinea Dante nel suo Canto XXII, due Sardi che si incontrano, soprattutto fuori dalla Sardegna, non sono mai sazi di parlare nella loro lingua. Soltanto che io mi accorsi di mischiare il sardo al castigliano; riuscii ad esprimermi e a farmi capire; ma dopo aver parlato per sei mesi la lingua ufficiale spagnola, mi trovavo a confondere  la mia lingua madre con il castigliano.


https://www.hoepli.it/libro/la-terza-via-un-uomo-un-viaggio-tre-strade/9788833812366.html 

sabato 24 aprile 2021

La Terza via - 5

 



A Londra era tutto un proliferare di sette new wave di ispirazione per lo più orientale: buddhiste, indiane, cinesi, persiane; e i giovani si perdevano appresso a questi venditori di illusioni e di sogni, mascherati da spiritualità antiche e profonde. E non ho mai capito se fossero i giovani più smaliziati o quelli più fragili confondere la ricerca dello spirito con le sostanze che alteravano la percezione della realtà ordinaria; probabilmente la questione era correlata alle letture più in voga in quel momento: Aldous Huxley, Allen Ginsberg e i poeti della Beat Generation, Baudelaire, Herman Hesse e chissà quanti altri ancora. Tra questi c’era sicuramente anche il sudamericano Carlos Castaneda, trapiantato negli USA per studiare Antropologia e finito poi  in Messico ad applicare sul campo i suoi studi sul popolo degli Huicholes, uno dei tanti ceppi originari del territorio attorno all’altipiano della Sonora che assumevano il peyote, il fungo contenente la mescalina, che a quanto pare li metteva in contatto con un mondo fantastico. Eppure l’antropologo peruviano (lì mi pare fosse  nato Castaneda) spiegava bene di non amare queste droghe. Ma non c’è niente da fare: ognuno sceglie ciò che più gli aggrada in ogni lettura, soprattutto se condotta senza un’adeguata guida.

Così, leggendo quella trilogia che mi era capitata tra le mani (ma la serie completa, come scoprii più avanti negli anni, conta molti più volumi), sognavo di diventare l’allievo di uno sciamano yaqui (nei libri non viene mai menzionata l’esatta etnìa dello sciamano che funge da maestro per lo scrittore, forse per evitare il turismo superficiale di viaggiatori interessati soltanto allo sballo facile, laddove la ricerca dell’autore, sembrava invece avere tutti i crismi di una vera e propria ricerca antropologica e di uno studio sul campo), di ingerire il peyote e di fumare; di padroneggiare la bilocazione riuscendo  a librarmi in volo, come un autentico volatile; e tutte le altre fantasticherie che andavo leggendo; e che sembravano credibili e vere; e magari lo erano veramente, chissà! Quando si è giovane è più facile credere e sognare l’inverosimile; e perfino l’impossibile.

https://www.hoepli.it/libro/la-terza-via-un-uomo-un-viaggio-tre-strade/9788833812366.html