Dopo pranzo mi portò nel laboratorio dove
confezionava i suoi articoli di pelletteria. Ne aveva parecchi; tutti pezzi
unici; avevano un non so di che di robusto, di antico e di artistico allo
stesso tempo; pur nella loro estrema essenzialità. Si mise a riempire dei
borsoni.
«Domani devo esporre alla Festa de
Noantri! Mi fai compagnia? Così mi aiuti anche a portare la merce. Sabato sarò
da solo!»
«Simona non viene con te?»
«Magari la domenica. Il sabato lei
lavora, soprattutto in questo periodo.»
«Pensi che a Simona faccia piacere?»
«Se sa che mi aiuti alla festa,
figurati! Lei è molto protettiva; si sentirebbe sicuramente più tranquilla!»
disse con entusiasmo, immaginando dalla mia domanda che io volessi accettare la
sua proposta. In effetti l’idea non mi dispiaceva. Fra i miei progetti mai
realizzati c’era stato , un tempo, quello di vendere per strada degli oggetti
confezionati da me. Come faceva Michele, senza impegno, giusto per campare la
giornata. Magari io avevo pensato a dei braccialetti, degli anellini o delle
collanine in metallo. Però era l’artigianato in generale che mi piaceva. Mia
nonna materna raccontava sempre, con orgoglio e vanto, di avere ritrovato in un ripostiglio, i
giocattoli in legno che mi ero costruito da me, un’estate che avevo trascorso a
casa sua.
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