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Il sabato mattina, il
commissario De Candia era solito recarsi al mercato di San Benedetto per
acquistare pesce fresco. Era un’abitudine che aveva da quando era andato ad
abitare in via Monteverdi con sua moglie. Vi si recava a piedi, percorrendo via
Pergolesi e poi un tratto di via Cocco-Ortu, sino al più importante mercato
cagliaritano di pesce, carne e generi alimentari al dettaglio.
Per non rinunciare alla
sua consueta passeggiata decise che sarebbe arrivato sino a via Giudicessa
Adelasia per il sopralluogo che si era ripromesso di fare nell’appartamento
dove era avvenuto l’ultimo omicidio a lui assegnato dalla Procura. Da lì, risalendo
su via Baccaredda, si sarebbe facilmente ricongiunto al mercato di San
Benedetto, dove si vendeva il pesce più fresco e più vario del capoluogo
regionale sardo.
Il sopralluogo gli aveva
fatto balenare alcuni spunti, sicuramente utili per le indagini sull’omicidio
della povera Emma Pirastu. Come d’abitudine aveva redatto un pro-memoria su un
foglietto volante. Più che altro delle annotazioni con dei punti esclamativi
oppure interrogativi, a seconda che fossero dei punti fermi, oppure
rappresentassero dei dubbi, o magari entrambe le interpunzioni qualora non
fosse ancora convinto della loro natura. Tutto materiale grezzo che avrebbe
dovuto rielaborare nell’intimità del suo ufficio, dopo averci pensato e
riflettuto per un po’ di tempo.
Camminava assorto e ripensava ai punti cruciali di quello strano
omicidio, cercando di ricomporre mentalmente un mosaico ancora confuso, e stava
quasi per andare a sbattere contro l’ultima persona che mai avrebbe immaginato
di incontrare quella mattina. Anche perché quella voce conosciuta lo richiamò
alla realtà in maniera formale e giocosa nello stesso tempo.
«Commissario
De Candia? Come mai da queste parti?»
L’avvocato Luisa Levi lo
guardava, nel suo elegante tailleur in tinta unita, quasi canzonandolo, forse
per mascherare la stessa emozione che in quel momento l’aveva pervasa
all’improvviso.
«Luisa! Sei proprio tu?»
riuscì appena a dire il commissario.
«Certamente. Non mi riconosci? Sono
cambiata così tanto, in così poco tempo? Cosa fai da queste parti?»
disse quasi a raffica il brillante avvocato. I due si guardarono negli occhi
per un lungo, interminabile istante. Il commissario non la ricordava così tanto
alta da poterlo quasi guardare diritto all’altezza degli occhi. Forse indossava
dei tacchi. O magari era lui che credeva di essere più alto del suo modesto
metro e settanta.
Lo sbirro che era in lui lo aiutò a vincere l’emozione
e a riacquistare il suo sangue freddo.
«Sono qui per motivi professionali»
rispose senza sbilanciarsi.
«Davvero?»
chiese ancora l’avvocato squadrandolo sospettosa. «Oggi
però è sabato, non dovresti essere al mercato di San Benedetto?»
aggiunse ben conoscendo le abitudini del commissario.
«Infatti mi stavo recando proprio lì quando
mi sono sentito chiamare. Tu piuttosto? Chi non muore si rivede.»
Non voleva sicuramente essere un rimprovero, anche se la donna sembrò
interpretarlo come tale.
«Hai ragione. Penso
di doverti delle spiegazioni» disse cambiando tono e
atteggiamento.
«No, nessuna spiegazione, davvero»
si schermì il commissario. «Il piacere di averti
incontrato è così grande che non vorrei sciuparlo con delle spiegazioni!»
le disse con trasporto Santiago De Candia. Con quella donna, su un piano
strettamente personale, non voleva indossare alcuna maschera di finzione.
L’avvocato sembrò colpita
da quelle parole. Al commissario parve quasi che arrossisse.
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