E arrivò davvero subito; il tempo di sfogliare distrattamente qualche rivista sotto gli occhi arrossati e attenti del titolare dell'edicola, un pakistano di mezza età, dalle guance grosse e carnose.
-«Ciao!» – mi fece con un gran cenno Giampiero, mentre giungeva, in lontananza, dall’unica barriera di uscita della Metropolitana. Anche Michelle, che già conoscevo, mi salutò con la mano per aria. Mi presentarono quindi a Martine, una ragazzetta non tanto alta, che vestiva dei jeans su una camicetta bianca ricamata, delle scarpe “Adidas” bianco-verdi ed un nastrino azzurro alla fronte che le cingeva i capelli castani dal taglio corto. Abbozzò un sorriso sui denti un po’ irregolari, pronunciando un “hello!” strettissimo e arrestandosi, con una mano che teneva il giubbotto riverso sulle spalle e le dita dell’altra infilata nella tasca dei jeans, con il solo pollice di fuori. Dopo alcuni convenevoli chiesi a Giampiero notizie di Donato.
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