Un giorno, mentre ci preparavamo una pizza per la nostra pausa pranzo, Donato mi
disse che stava raccogliendo dei soldi per fare un regalo a Giampiero, di cui a
breve sarebbe ricorso il genetliaco. Risposi che avrei partecipato ben
volentieri e soltanto doveva dirmi che cifra dovessi versare per partecipare al
regalo. Prima di rispondermi mi disse che la sua idea era di regalargli un
pezzo di hashish, per il quale Giampiero
andava matto. Io non feci commenti anche se ricordo che pensai “Contento lui!” Dissi che per me non c’erano problemi. Lui si
limitò ad aggiungere che il fumo lo avrebbe comprato da Natale, grande fumatore
ed esperto e che Giampiero mi aveva
invitato alla festa di compleanno che avrebbe dato sabato sera a casa
sua. Venerdì sera, prima di smontare dal lavoro, gli chiesi quanto gli dovessi dare. Donato mi
rispose che Natale non aveva voluto soldi per un tocco di hashish che aveva
voluto procurare gratuitamente, come sua
personale partecipazione al regalo di Giampiero. Mi scrisse l’indirizzo di Giampiero
in un foglietto, raccomandandomi di non mancare.
All’indomani, ruppi tutti i miei dubbi e le mie incertezze e
decisi di recarmi alla festa di Giampiero. Mentre ero in viaggio in
metropolitana cercai di vincere e dominare le mie apprensioni, dicendo a me stesso che non era obbligatorio
per me fumare quella sostanza misteriosa e sconosciuta; e poi non era neppure
detto che me ne sarebbe stata data l’occasione. Quante storie! Avrei potuto
sempre rifiutarmi di fumare. Io all’epoca fumavo ancora le sigarette
(rigorosamente quelle di stato). Mi bastavano e avanzavano. Così rimuginando
arrivai alla casa di Willesden Green, dove abitava Giampiero. Mi aprì una ragazza
che mi fece entrare senza farmi domande.
Io dissi soltanto che ero invitato alla festa di compleanno di Giampiero.
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