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venerdì 5 novembre 2021

Il commissario e l'avvocato - 4

 

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«C’è un’altra cosa che dobbiamo considerare, prima di escludere ovvero prendere in considerazione l’eventualità della presenza di un complice» si affrettò a dire il commissario per scongiurare le proteste del sovrintendente, che sbuffava regolarmente a ogni frase in latino del loro collega. «Secondo il medico che ha effettuato l’autopsia l’assassino ha sferrato tre colpi, dal basso verso l’alto. E i fendenti sono stati inferti da un destrimane, mentre l’indiziato, come precisa il verbale, impugnava il coltello nella sinistra e, per giunta, è anche mancino.»

«Beh, questo non esclude la presenza di un complice. Anzi, sembrerebbe confermarlo…» disse ancora l’ispettore, ma meno convinto di prima.

«Certamente. Ma a questo punto, perché non pensare che il vero assassino abbia agito indipendentemente dall’indiziato? Comunque domani, senza trascurare neppure questa pista, voglio verificare da dove possa essere entrata questa terza persona, la cui presenza sembra farsi strada sempre più a rigor di logica. Anche alla luce del fatto che l’indagato ha dichiarato di essere entrato con le chiavi. Quindi, o il vero assassino si è infilato dall’esterno, oppure la porta gli è stata aperta dalla stessa vittima.»

«In effetti ci sono diversi punti oscuri. La vittima conosceva l’assassino? Io propenderei per il sì. Chi si fiderebbe oggi ad aprire a uno sconosciuto?» puntualizzò l’ispettore.

«Purtroppo sappiamo per esperienza che molti anziani lo fanno. Per leggerezza o perché vengono ingannati. Ovviamente, dopo il sopralluogo, saremo in grado di valutare meglio le diverse ipotesi.»

«Vuole che veniamo con lei, commissario?» si offrì il sovrintendente.

«No, grazie, state con le vostre famiglie. Domani è sabato. Se avrò dei dubbi in proposito ci faremo un salto insieme la settimana prossima» disse il commissario con un tono da cui traspariva il suo apprezzamento per l’offerta generosa.

«E le altre due piste quali sono?» chiese l’ispettore Zuddas, contento che le sue osservazioni, apparentemente assurde e fuori luogo, avessero invece colpito l’immaginazione di un investigatore del calibro del commissario.

«Una è quella di un furto finito in tragedia. Il ladro, scoperto con le mani nel sacco, ha perso la testa e ha ucciso la vittima che si è messa a urlare appena l’ha visto!»

«Oppure appena ha visto l’assassino afferrare il coltello» aggiunse l’ispettore.

«Già!» assentì il commissario. «Poi è scappato buttando il coltello per terra. E lì lo ha trovato lo sfortunato nipote sopraggiunto poco dopo.»

«Uno di noi potrebbe verificare se qualche nostro informatore, nell’ambiente dei topi d’appartamento, abbia sentito qualcosa. Di solito queste informazioni circolano nell’ambiente…» propose il sovrintendente Farci.

«Quella zona è appannaggio della banda del buco, quella capeggiata dai famigerati fratelli Chiodi, i fratelli Tore e Beppe Cannas, mi pare di ricordare» suggerì l’ispettore Zuddas, che in passato aveva prestato servizio nella sezione dei reati contro il patrimonio, prima di essere aggregato alla squadra omicidi.

«L’altra pista sulla quale concentrerei le nostre indagini è quella dell’interesse. Chi ha tratto vantaggio dalla morte della signora Emma Pirastu? Ci sono altri parenti o beneficiari testamentari, oltre all’attuale indiziato?»

«Cui prodest scelus, is fecit» esclamò l’ispettore illuminandosi, contento di poter sfoggiare un altro dei suoi adagi latini.

«Proviamo a verificare l’esistenza di altri parenti o comunque di eventuali interessati diretti»

«Lascerei questa indagine al collega Zuddas, signor commissario e io mi occuperei dell’indagine nel mondo dei topi di appartamento e dei ladruncoli. In certi ambienti della malavita cagliaritana non apprezzano molto quelli che parlano in latino!» propose il sovrintendente Farci in segno di protesta contro l’ennesimo sfoggio di cultura latina dell’ispettore.

«D’accordo. E per dimostrarvi che non mi sono offeso vi offro l’aperitivo!» disse l’ispettore.

«Sì, ma questa volta pago io! Del resto l’ultima volta mi sembra che hai pagato tu!» rispose il sovrintendente, tanto per protestare.

«Facciamo che oggi pago io!» propose Santiago De Candia  per tagliare la testa al toro.

«Fra i due litiganti il terzo gode!» aggiunse sorridendo il sovrintendente, contento che il commissario, per una volta, si unisse a loro anche nella consueta capatina al bar, con cui ponevano fine alle loro schermaglie.

«E io cosa ho detto? Inter duos litigantes, tertius gaudet!» esclamò l’ispettore in tono provocatorio!

«Ma vaffancupola!» lo contestò il sovrintendente spingendolo con una manata, mentre quell’altro rideva a crepapelle.

Anche il commissario rise, ma sotto i baffi, senza farsene accorgere.

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