Mandis, appena partito Damasu, si mise subito in viaggio verso Nora. Avrebbe raggiunto
a cavallo prima Karalis, poi da quel porto avrebbe comandato un barchino per
Nora. Ve n’erano tante di imbarcazioni, grandi e piccole, merci e passeggeri,
che collegavano le due città Shardana. Lo seguivano i suoi due servi più
aitanti e fedeli, mentre gli altri servi
erano rimasti a guardia del suo emporio, a S’Aquagotta. Per l’ora di pranzo i
suoi veloci cavalli lo avevano già condotto al porto di Karalis. Lì sostò per
il pranzo e chiese un’imbarcazione che
lo trasportasse velocemente a Nora. Dopo pranzo incaricò i due servi di fare
riposare i cavalli ancora un po’e di raggiungerlo a Nora, nella casa del
mercante Gairo.
Gairo, il ricco mercante di Nora, padre
del giovane Usala e membro di spicco del Senato, più volte Arconte di quella città, lo aspettava. Più che amici, col tempo, erano
divenuti alleati. Li accomunavano il
gusto per gli affari e la sete di potere. E in più l’odio verso i Nuragici, che lui chiamava, pensando di
sminuirli, popolo dei bronzetti, ma che in realtà erano conosciuti come i Thirsenoisin,
famosi come il popolo che aveva saputo
edificare le più alte e maestose torri al tempo conosciute: i Nuraghi .
Gairo si era arricchito grazie al
commercio del sale e dei tessuti. Era padrone di una considerevole flotta e
veniva considerato il più abile mercante di Nora e sicuramente uno dei più
ricchi, se non addirittura il più ricco. Aveva capito subito l’indole di quel
nuragico solitario che si era messo a mercanteggiare in un luogo così lontano
dal suo villaggio. Aveva appreso la sua storia personale, le sue origini e
l’odio che covava per il suo rivale Itzoccar, il potente capo tribù di
Kolossoi. Aveva deciso, d’istinto, che conveniva investire tempo e danaro su
quell’uomo. Lo aveva aiutato nelle sue velleità di commerciante. L’uomo aveva
delle indubbie capacità; non era uno stupido insomma, anche se come tutti i
Nuragici, aveva una buona dose di presunzione e di ingenuità.
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