E Mandis con la sua maturità e la
sua istintiva intelligenza, aveva capito
che la realtà dei fatti soppiantava le leggi e la volontà politica dei capi e
che niente poteva più fermare il nuovo corso della vita, che era quello di
aprirsi al mondo nuovo, verso il mare, verso quelle genti che conoscevano il
mondo esteriore e che portavano conoscenze e ricchezze al loro mondo,
fermo, immobile nella percezione della
realtà, come se la vita fosse divenuta immutabile e perpetua nella sua quotidianità,
nella ripetizione degli stessi gesti,
nell’osservanza di vecchi rituali, sempre uguali, reiterati nel tempo. Questa
presa di coscienza aveva acuito, anziché spengerla, la sua sete di vendetta,
perché vedeva in quel nuovo mondo la possibilità di mettere in discussione e
magari di abbattere l’ordine costituito che lo aveva emarginato, dopo averlo
sconfitto e umiliato. Quelle genti del mare sarebbero stato lo strumento
perfetto della sua rivincita contro quel mondo per cui provava soltanto odio e
avversione. I commercianti Shardana, dal loro canto, lo consideravano un valido
alleato. Non è da escludere che addirittura lo considerassero una sorta di
grimaldello con il quale scardinare quel mondo ostile costituito dal mondo
nuragico, chiuso e ostile da subito a ogni proposta di cambiamento. Lo avevano
perciò agevolato, non solo per convenienza economica e commerciale, ma anche
per uno spiccato intuito di convenienza politica.
Grazie ai lauti guadagni che il
commercio gli aveva procurato e in virtù delle conoscenze ormai consolidate con
i ricchi commercianti Shardana si era fatto costruire una grande casa in
mattoni e malta a due piani, sul modello
di quelle che i ricchi karalitani e noresi abitavano nelle loro città.
Fu lì che andò a trovarlo Damasu.
« Salute al futuro re di Kolossoi!» lo salutò con deferenza Mandis
vedendoselo davanti.
«Il mio messo ti ha avvisato del mio arrivo?» gli chiese Damasu
sentendosi lusingato e gratificato da quel solenne saluto.
«Sì, certo! Ti aspettavo. Tutto bene in viaggio?»
«Sì, sì, nessun problema.» rispose Damasu. «Vedo che ti sei sistemato
davvero bene - »aggiunse il giovane principe guardandosi attorno.
«Queste si chiamano case. A Karalis e a Nora ogni mercante ne ha una simile ma i principi
come te vivono nelle regge dove scorre persino l’acqua! Ma lascia che ti
racconti ogni cosa per bene» - disse ancora il mercante.
Intanto i servi di Damasu avevano smesso di scaricare i muli con i
doni che Damasu aveva portato al suo vecchio conoscente. Mandis li mandò in
cucina a farsi rifocillare e ordinò che fosse preparato un bagno caldo per il
suo ospite; poi diede le disposizioni per il pranzo.
A tavola, dopo un pasto abbondante, si intrattenne con il giovane principe.
«Ti senti a tuo agio in quelle vesti?» chiese accennando, con un
sorriso, agli abiti che aveva offerto da
indossare al suo ospite.
«Se mi vedessero al villaggio non mi riconoscerebbero!» esclamò Damasu
sollevando le braccia che si perdevano nelle ampie maniche del suo vestito.
«Sono vestiti di seta che mi hanno portato da Nora. Pare che arrivino
dalla Persia! Lì le indossano i principi, quindi nessuno dovrebbe avere da
ridire vendendole addosso!»
«Tu sai bene come vengano giudicate certe mollezze nella dura
Kolossoi!» esclamò Damasu, a metà tra il serio e il faceto.
«A proposito!» chiese Mandis. «Cosa si dice al villaggio?»
«Solite cose! Itzoccar partirà presto per il raduno settennale dei
capitribù di Gisserri! E mia sorella piange per amore!»
«Che significa?» chiese premuroso Mandis.
«Significa che mio padre le ha imposto il matrimonio con Arca Salmàan,
il figlio di Hannibaàl, chiudendole ogni altra possibilità!»
«È un vero peccato! Te li immagini i vantaggi che al tuo villaggio potrebbero derivare dall’unione tra tua sorella e un giovane
principe Shardana!?»
«Adesso sono io che non capisco, nobile Mandis!» interloquì Damasu, che non aveva veramente afferrato il senso di
quel riferimento, che pur gli era parso
comunque interessante!
Mandis gli si avvicinò e assunse un atteggiamento profetico e un tono
più accattivante.
« Il tuo villaggio dovrebbe allearsi con una delle città Shardana;
Nora per esempio! Io conosco un principe, Usala, che farebbe carte false per
sposare una principessa nuragica. Ho avuto conferma da numerosi mercanti di
quanto sia influente la sua famiglia non solo a Nora ma in tutte le città stato
Shardana!»
«Nostro padre la pensa in tutt’altra maniera. E intende rafforzare i
legami con le altre tribù proprio in funzione anti Shardana!»
«Vorrei che tu venissi con me a Nora. Lì ti farei conoscere la vita,
quella vera!»
«Un’altra volta lo farò ben volentieri!» rispose con convinzione il
giovane principe.
« Così avrai conferma di quel
che ti ho detto più volte: il mondo sta cambiando. È nei viaggi, oltre il mare,
il nostro futuro e la nostra ricchezza. Non possiamo continuare a vivere di
ricordi Ti fermerai almeno per darmi il tempo di organizzarti una festa con
certe danzatrici che i Shardana
utilizzano anche per fare certi massaggi…»
«Purtroppo devo rientrare al villaggio subito. Mio padre mi passerà le
consegne prima di partire per Giserri e io devo essere presente davanti al
popolo schierato. Sai com’è…»
Una punta di nostalgia travolse Mandis all’improvviso, al pensiero del suo villaggio, coi guerrieri e
gli anziani schierati per il cerimoniale. Ma fu soltanto un attimo.
«La prossima volta mi devi promettere che starai più a lungo!» -
esclamò riprendendo il filo del suo discorso.
«Certamente. In realtà oggi sono venuto soltanto per un consiglio.
L’ho promesso a mia sorella!»
«Dimmi pure, o principe! Se posso esserti utile, ne sarò ben felice!»
disse Mandis incoraggiandolo. Presentiva col
suo sesto senso che quella era l’occasione che aspettava da tempo.
«In base alle leggi di Kolossoi, che tu conosci bene, cosa può consentire
di revocare la promessa di matrimonio
che Itzoccar ha fatto in favore del padre di Arca Salmàn?»
«Se fossimo in tempo di carestia, ti direi che dovresti portare il tuo
vecchio padre a Monti Muradu e lasciarlo lì, per sempre! Ma siccome siamo in
tempo di abbondanza ti dirò comunque che queste promesse, per antica tradizione,
hanno un carattere personale e non impegnano
né il regno, né il popolo. Un nuovo re potrebbe anche non rinnovare la
promessa, senza infrangere alcuna legge.»
A Damasu brillarono gli occhi. Già si immaginava sul trono di Kolossoi.
«Vuoi dire che…» accennò Damasu guardandosi in giro.
continua...
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