Il sabato mattina, il
commissario De Candia era solito recarsi al mercato di San Benedetto per
acquistare pesce fresco. Era un’abitudine che aveva da quando era andato ad
abitare in via Monteverdi con sua moglie. Vi si recava a piedi, percorrendo via
Pergolesi e poi un tratto di via Cocco-Ortu, sino al più importante mercato
cagliaritano di pesce, carne e generi alimentari al dettaglio.
Per non rinunciare alla
sua consueta passeggiata decise che sarebbe arrivato sino a via Giudicessa
Adelasia per il sopralluogo che si era ripromesso di fare nell’appartamento
dove era avvenuto l’ultimo omicidio a lui assegnato dalla Procura. Da lì, risalendo
su via Baccaredda, si sarebbe facilmente ricongiunto al mercato di San
Benedetto, dove si vendeva il pesce più fresco e più vario del capoluogo
regionale sardo.
Il sopralluogo gli aveva
fatto balenare alcuni spunti, sicuramente utili per le indagini sull’omicidio
della povera Emma Pirastu. Come d’abitudine aveva redatto un pro-memoria su un
foglietto volante. Più che altro delle annotazioni con dei punti esclamativi
oppure interrogativi, a seconda che fossero dei punti fermi, oppure
rappresentassero dei dubbi, o magari entrambe le interpunzioni qualora non
fosse ancora convinto della loro natura. Tutto materiale grezzo che avrebbe
dovuto rielaborare nell’intimità del suo ufficio, dopo averci pensato e
riflettuto per un po’ di tempo.
Camminava assorto e ripensava ai punti cruciali di quello strano
omicidio, cercando di ricomporre mentalmente un mosaico ancora confuso, e stava
quasi per andare a sbattere contro l’ultima persona che mai avrebbe immaginato
di incontrare quella mattina. Anche perché quella voce conosciuta lo richiamò
alla realtà in maniera formale e giocosa nello stesso tempo.
«Commissario
De Candia? Come mai da queste parti?»
L’avvocato Luisa Levi lo
guardava, nel suo elegante tailleur in tinta unita, quasi canzonandolo, forse
per mascherare la stessa emozione che in quel momento l’aveva pervasa
all’improvviso.
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