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«Ah, sì certo!» esclamò Zuddas, preso alla sprovvista, affrettandosi a consultare dei fogli che aveva già in mano prima di relazionare. «Sono stato anche a Carbonia. Dunque, risulta che gli unici parenti, oltre al nipote indagato, quello con il coltello insanguinato in mano, per intenderci, aveva due nipoti, figli di una sorella, premorta e il papà dell’indagato, fratello minore della vittima e anche della sorella morta, che era la maggiore dei tre. I nipoti di Carbonia si chiamano: Maria Grazia e Andrea Picciau, orfani di entrambi genitori. Lei è impiegata al Comune di Villa Aurora, un piccolo paese poco distante da Carbonia. Ha vinto un regolare concorso pubblico e lavora lì da più di dieci anni. Pare che sia un’impiegata modello. Il fratello maggiore, invece, Andrea ha dei trascorsi burrascosi da tossicodipendente ma ha la fedina penale pulita, a parte qualche denuncia , a metà tra spaccio e consumo, ma ha sempre evitato il carcere, un po’ perché i suoi genitori, quando erano in vita, lo hanno fatto seguire dai migliori avvocati e non gli hanno fatto mancare i soldi in tasca. Un po’ perché ultimamente, in pratica da quando sono morti i genitori, ha accettato di seguire un progetto di recupero ed è ospite di una comunità nelle campagne che circondano il sito archeologico di Monte Sirai. Il fine settimana chiede un permesso e va a stare a casa della sorella, non disponendo di abitazione propria, né di mezzi economici per prenderne una, neppure in affitto.
«Bene!»
commentò soddisfatto il commissario, omettendo di dire al suo collaboratore che
quelle cose le sapesse già. «Anche io mi sono dato da
fare e ho scoperto che la cassaforte della vittima è stata ripulita e sono
spariti titoli e gioielli. E siccome dai verbali non risulta che il nipote imputato
avesse addosso quei titoli e gioielli, né sono stati rinvenuti a casa di suo
padre nella successiva perquisizione, ne deriva, giocoforza, che qui dobbiamo
continuare a battere le due piste che già stiamo battendo. L’assassinio deve essere
maturato nell’ambito di un furto finito male, anche se non escluderei che
questo furto possa essere stato opera di una persona conosciuta dalla vittima»
«Tertium non datur?»
chiese Zuddas, sfoggiando il suo consueto repertorio di espressioni latine.
«No, no, direi di no!»
si affrettò a dire De Candia, prevenendo le proteste di Farci, che non amava
affatto questo sfoggio di espressioni latine che il suo collega non mancava di
fare, a ogni riunione. «Non credo che
l’assassino, chiunque egli sia, fosse in combutta con il nipote indagato.
D’altronde, non aveva alcun interesse a fare sparire i documenti dalla
cassaforte, alla luce del fatto che fra di loro pare vi fosse un testamento che
lo nominava erede universale dei beni della zia defunta!»
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