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Ripresero l’auto e a un certo punto della strada
provinciale imboccarono una strada secondaria che portava, secondo le
indicazioni stradali, alle grotte de ‘Su
Mannau’. Lì, in mezzo ai boschi, c’era il ristorante a cui si riferiva il
commissario.
«Speriamo che sia aperto!»
esclamò l’avvocato Levi appena l’auto fu parcheggiata all’ombra di alcuni
possenti alberi.
Tutt’attorno, a vista d’occhio, non si vedevano altro
che lecci, olivastri e macchia mediterranea.
«Tranquilla! Ho prenotato sin da ieri sera»
disse il commissario.
In effetti erano attesi. Il titolare in persona li
accompagnò a un tavolino già apparecchiato. Da lì potevano godere del paesaggio
selvaggio che li circondava.
Scelsero un menù di mare, innaffiato con un ottimo vino
bianco paglierino. Il commissario notò che Luisa non aveva perso il piacere di
mangiare, né quello di accompagnare i suoi pasti con un buon bicchiere di vino.
Non era frequente trovare in una donna entrambe le abitudini. O forse era lui
che aveva conosciuto, soprattutto in casa sua, soltanto donne praticamente
astemie e schifiltose nel mangiare, cui facevano da contrappunto uomini dalle
buone forchette e dai gomiti snodati. Insomma era un piacere stare a tavola con
quella donna, che in più era anche un’ottima conversatrice.
Quando giunsero in vista di Buggerru era già
pomeriggio inoltrato. Con il suo fuoristrada il commissario si inerpicò senza
troppe difficoltà su un promontorio roccioso in cima al quale la loro vista
dominava la baia di Cala Domestica.
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