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«Quando
ha sentito il trambusto che sicuramente hanno fatto i Carabinieri, arrivando
come minimo a sirene spiegate, deve essere salito qui in mansarda per
guadagnare una via di fuga. Però qualcosa lo ha fermato. Forse si è acquattato
qua fuori, in questo anfratto esterno, proprio a ridosso della finestra, vieni
a vedere!»
Santiago,
non senza difficoltà, a causa della sua robusta corporatura, si era affacciato
fuori dal lucernario. Scese però con insospettata agilità dalla scaletta in
legno per consentire all’avvocato di salire a sua volta. Luisa Levi annuì dopo
essere ridiscesa, invitando il commissario a continuare.
«Be’,
magari per non rischiare di essere visto, avrà aspettato in cima alla scaletta,
pronto a squagliarsela se soltanto avesse sentito qualcuno salire su per le
scale.»
«Ma
i Carabinieri, convinti di aver preso il vero e unico assassino non hanno
neppure pensato di salire quassù a controllare!»
lo anticipò con convinzione l’avvocato che ormai aveva capito dove volesse
andare a parare l’arguto commissario, dando a intendere che condivideva la sua
ricostruzione.
«Esattamente!»
esclamò lui, contento che la sua amica lo seguisse e fosse d’accordo con la sua
ipotesi. «Quando finalmente si sono calmate le acque
è ridisceso e ha finito l’operazione per cui probabilmente era venuto.
Svaligiare la casa della vittima.»
«Un
topo d’appartamento. Certamente un ladruncolo dotato di sangue freddo!»
commentò Luisa riflettendo.
«Ancora
non sappiamo con certezza se sia davvero entrato con l’idea di rubare o di fare
altro…»
disse in maniera sibillina il commissario.
«Al
di là di questo, la tua ricostruzione mi
sembra abbastanza plausibile» convenne Luisa. «Vieni,
rimettiamo tutto a posto e andiamocene!»
Fecero
a ritroso la strada verso il basso e, rimessa ogni cosa al proprio posto,
uscirono.
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