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sabato 1 gennaio 2022

Le indagini del commissario De Candia-7

 

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Anche quel venerdì il team della Squadra Omicidi si ritrovò nell’Ufficio del coordinatore, il commissario Santiago De Candia. Il gruppo ristretto era composto dallo stesso commissario, dall’ispettore Angelo Zuddas e dal sovrintendente Alessio Farci.

I tre dovevano fare il punto della situazione su tutti i casi di omicidio che avevano in carico.

Il commissario lasciò per ultimo il caso dell’omicidio di via Giudicessa Adelasia, come lo avevano ribattezzato anche i giornali, dopo la scarcerazione del presunto colpevole.

«Come vi ho già accennato nel corso della settimana, ho provveduto a ritirare il fascicolo in procura. Studiandolo, nei giorni scorsi, vi ho intravvisto due piste, ma naturalmente restiamo aperti a recepirne eventualmente altre qualora dovessero emergere nel corso delle indagini. In via preliminare, se siete d’accordo, lascerei cadere la pista seguita dalla Procura nell’immediatezza del fatto. Mi riferisco alla pista dell’assassino con il coltello in mano.»

Il commissario fece una pausa per dar modo ai suoi collaboratori di intervenire.

«Ci mancherebbe altro che ci facessimo trascinare nelle regioni paludose dove si sono impantanati quelli là!» disse il sovrintendente Farci con un cenno di stizza rivolto verso il Palazzo, al di là della finestra.

«Ma lo hanno davvero scagionato l’assassino con il coltello in mano?» si interpose l’ispettore Zuddas.

«Sì, certo. È spiegato tutto nel ricorso dell’avvocato difensore e nell’ordinanza di accoglimento del tribunale della libertà!» rispose il Santiago De Candia con enfasi, porgendo i due documenti al sottoposto, dopo averli estratti dal fascicolo.

«Ci mancherebbe commissario! Riassuma lei per noi, se vuole!» si schermì l’ispettore.

«In pratica l’avvocato difensore dell’indiziato è riuscito a dimostrare che quando è partita la telefonata della vicina di casa al 112, il suo cliente non poteva essere sul luogo del delitto!»

«E come ha fatto?» chiese il sovrintendente Farci incuriosito.

«Mettendo a confronto i tabulati telefonici e i documenti di viaggio, ha messo in evidenza come il suo cliente abbia obliterato il trasbordo,  dal bus n. 1 a quello della linea M, esattamente dieci minuti prima che partisse la telefonata che ha allertato la Polizia Giudiziaria in servizio.

I piani di viaggio hanno mostrato che da piazza Gramsci, luogo del trasbordo dell’indiziato, alla fermata di via Baccaredda più vicina alla casa della vittima, ci vogliono almeno dieci minuti, senza considerare il probabile traffico e le fermate intermedie, altrimenti i minuti diventano quindici. Poi si deve percorrere a piedi il tratto di strada che dalla fermata del pullman porta alla casa di via Giudicessa Adelasia.»

«Accidenti, l’alibi dell’indiziato si gioca comunque sul filo dei minuti!» esclamò il sovrintendente Farci.

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