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sabato 8 gennaio 2022

Le indagini del commissario De Candia-13

 

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«Sai che mi sono trasferita qui, in via Giudice Torbeno?» disse indicando una qualche direzione davanti a lei. «Non lo sapevi?»

«Ma di casa o lo studio?» chiese il commissario.

«Tutti e due insieme! È una casa grande che ho fatto ristrutturare. Avevo vissuto lì da ragazza. Gli inquilini sono andati via e ne ho approfittato per unire casa e lavoro, così da non dover fare la spola tra casa e ufficio.»

«Certo, certo, hai fatto bene. Ma non stiamo qui, abbiamo tanto cose da dirci. Non c’è un bar qua vicino?»

«Senti adesso ho da fare. Mio figlio parte in gita scolastica e se non metto mano io alla sua valigia, finirà per dover partire senza bagaglio. Perché non ci vediamo stasera, o magari domani?»

Santiago De Candia si ricordava bene di Stefano, il figlio di Luisa, anche se non lo aveva mai visto. Quando lui e la donna si erano conosciuti, un anno prima, il ragazzo era  poco più che  quattordicenne e frequentava il liceo classico Dettori, la stessa scuola che lui aveva frequentato tanti anni prima. Luisa gli aveva raccontato che  il  ragazzo la  riteneva responsabile della separazione dal padre, avvenuta quando lui aveva iniziato appena a frequentare le scuole elementari. Il contrasto del ragazzo nei confronti della madre era forte.  Luisa gli aveva spiegato che suo figlio, a causa del suo carattere introverso e problematico,  non avrebbe mai accettato neppure di sapere che a fianco della madre ci fosse  un altro uomo, figuriamoci poi  conoscerlo e frequentarlo! De Candia, rimasto vedovo senza figli, in cuor suo si era perfino mostrato contento e disponibile  a far da padre al ragazzo, che  probabilmente, secondo il commissario,  era semplicemente un adolescente alla ricerca di se stesso, come tutti quelli della sua età! Con l’aggravante di un carattere ipersensibile e introverso.

Dopo una breve pausa, l’uomo guardò la donna negli occhi.

«Ti piacerebbe fare una gita domani?».

«Una gita? Che tipo di gita?».

«Ho programmato di recarmi  al parco Geominerario di Montevecchio» aggiunse speranzoso il commissario.

«Al Parco Geominerario? E come mai?» chiese l’avvocato, con quel suo fare guardingo, che usava forse per guadagnare tempo.

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