https://www.edizioniefesto.it/collane/origo-gentis/437-la-terza-via-un-uomo-un-viaggio-tre-strade.
Soltanto
gli irriducibili restarono sul campo e,
imbracciando le armi vere, combatterono
la loro rivoluzione fatta di illusioni e di teorie astratte, elaborate
da filosofi sognatori, frutto di
pensieri malati, fondate sul nulla.
Tanto
ciò è vero che al loro assunto di base, la dittatura del proletariato, mancò
proprio quello che doveva essere l’autore principale e l’interprete della
vittoriosa e gloriosa rivoluzione: il proletariato.
In nome di queste teorie astruse, questi
intellettuali malati di megalomania e di protagonismo storico (compagni che
sbagliano, li chiamò troppo benevolmente qualcuno), disseminarono il terrore per tutta l’Italia,
proclamando in deliranti comunicati
l’avvento di improbabili vittorie e chiamando alla rivolta un popolo
inesistente, e comunque indisponibile a
seguirli, in quella strada insanguinata
di autentica violenza, intrisa di vani
sogni e di delirio di onnipotenza.
La
loro parabola toccò l’apice con il sequestro di Aldo Moro, allora ai vertici
delle istituzioni e del partito più potente del Paese. Ma finirono per divenire gli zimbelli di quei
capitalisti e imperialisti tanto odiati, dando compimento a un disegno
criminale che proprio i servizi segreti deviati italoamericani, avevano ordito in odio al presidente della
Democrazia Cristiana.
Tuttavia,
per rendere onore all’altra America,
quella dei poeti della beat generation e dei figli dei fiori, è giusto evidenziare come le radici della grande rivoluzione del 1968
affondino anche in quel grande paese e in quegli intellettuali, poeti e sognatori che, anziché perseguire la
violenza, propugnarono una rivoluzione pacifica che, alla violenza del potere di Washington, oppose il profumo e la bellezza dei fiori.
Siamo
debitori di quei pensatori americani che con le loro
immaginifiche visioni hanno inneggiato a un mondo di pace e fratellanza, a una
società che ripudiasse la guerra, a un consorzio umano universale che
congiungesse la saggezza millenaria dell’oriente,
con l’organizzazione tecnologica dell’occidente, in un progetto di
condivisione delle risorse umane e delle ricchezze della terra che ripudiasse
ogni egoismo, ogni prevaricazione nazionalitaria e populista, oggi,
purtroppo, tornate di moda.
E
in questo mio inno di grazie non posso e non voglio tralasciare neanche gli
intellettuali europei come Jean Paul Sartre, Herbert Marcuse, Bertrand Russell,
George Orwell, Aldous Huxley e tanti altri che qui mi scuso di dimenticare.
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