Mio
padre odiava gli americani; e quella era l’unica cosa che ci univa
politicamente; per il resto lui sognava l’uomo forte che mettesse le cose a
posto, una volta per tutte.
Il
mio vecchio avrebbe voluto che io diventassi un bravo contabile, ma alla scuola
per ragionieri avevo amato tutte le discipline, fuorché le due materie di
indirizzo: la ragioneria e la computisteria.
Qualcosa
di meglio l’avevo combinata all’università, se è vero come è vero che dopo tre
anni avevo sostenuto tutti gli esami, assolvendo perfino all’obbligo della
leva: tredici mesi di servizio militare, con sei mesi di scuola di fanteria
inclusi.
Ma
infine qualcosa mi aveva spinto sino a Londra. Ed ero là, come un cane
bastonato, un sasso di fiume o una piuma nel vento.
Io
credo che ogni generazione subisca le influenze del suo tempo e dell’ambiente
in cui cresce e matura le sue esperienze. Queste influenze, a metà con i
caratteri biologici iscritti nel nostro codice genetico, determinano gli eventi
della nostra vita; o ciò che noi chiamiamo destino.
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