https://www.edizioniefesto.it/collane/origo-gentis/437-la-terza-via-un-uomo-un-viaggio-tre-strade
A
Londra era tutto un proliferare di sette new wave di ispirazione per lo più
orientale: buddhiste, indiane, cinesi, persiane; e i giovani si perdevano
appresso a questi venditori di illusioni e di sogni, mascherati da spiritualità
antiche e profonde. E non ho mai capito se fossero i giovani più smaliziati o
quelli più fragili a confondere la ricerca dello spirito con le sostanze che
alteravano la percezione della realtà ordinaria; probabilmente la questione era
correlata alle letture più in voga in quel momento: Aldous Huxley, Allen
Ginsberg e i poeti della Beat Generation, Baudelaire, Herman Hesse e chissà
quanti altri ancora. Tra questi c’era sicuramente anche il sudamericano Carlos
Castaneda, trapiantato negli USA per studiare Antropologia e finito poi in Messico ad applicare sul campo i suoi
studi sul popolo degli Huicholes, uno dei tanti ceppi originari del territorio
attorno all’altipiano della Sonora che assumevano il peyote, il fungo
contenente la mescalina, che a quanto pare li metteva in contatto con un mondo
fantastico. Eppure l’antropologo peruviano (lì mi pare fosse nato Castaneda) spiegava bene di non amare
queste droghe. Ma non c’è niente da fare: ognuno sceglie ciò che più gli
aggrada in ogni lettura, soprattutto se condotta senza un’adeguata guida.
Così,
leggendo quella trilogia che mi era capitata tra le mani (ma la serie completa,
come scoprii più avanti negli anni, conta molti più volumi), sognavo di
diventare l’allievo di uno sciamano yaqui (nei libri non viene mai menzionata
l’esatta etnìa dello sciamano che funge da maestro per lo scrittore, forse per
evitare il turismo superficiale di viaggiatori interessati soltanto allo sballo
facile, laddove la ricerca dell’autore, sembrava invece avere tutti i crismi di
una vera e propria ricerca antropologica e di uno studio sul campo), di
ingerire il peyote e di fumare; di padroneggiare la bilocazione riuscendo a librarmi in volo, come un autentico volatile;
e tutte le altre fantasticherie che andavo leggendo; e che sembravano credibili
e vere; e magari lo erano veramente, chissà! Quando si è giovane è più facile
credere e sognare l’inverosimile; e perfino l’impossibile.
Nessun commento:
Posta un commento