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domenica 13 febbraio 2022

Le indagini del commissario De Candia - 49

 

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L’indomani mattina, il commissario De Candia, proprio mentre si accingeva a cucinare, ricevette la telefonata di Luisa  Levi. Il giorno prima si erano incrociati casualmente al terzo piano del  Palazzo, mentre lui si recava dal procuratore capo e lei nella segreteria di un sostituto procuratore per depositare una nomina e consultare dei documenti. Si erano dati appuntamento telefonico per il giorno dopo.

«Com’è andato l’incontro col grande capo?» chiese l’avvocato dopo i convenevoli di prammatica.

«Come immaginavo non ha ritenuto maturi i tempi per l’emissione di un mandato di arresto! Pensa che ha avuto il coraggio di dirmi che occorre stare attenti, perché la stampa è sempre pronta a criticarci, in caso di errore!»

«Da quale pulpito!» esclamò l’avvocato!

«Eh già!» disse semplicemente il commissario che, per il suo carattere, aveva già parlato troppo sull’argomento. L’avvocato afferrò subito il concetto.

«In realtà ti telefonavo per sapere se domani sera ti va di andare a teatro. Ho due biglietti per il Massimo!»

«Davvero?» disse con entusiasmo il commissario. «E cosa si va a vedere di bello?»

«C’è ‘Girotondo di Arthur Schnitzler!’» rispose con entusiasmo l’avvocato Levi.

«Domani a che ora?» chiese il commissario.

«Alle 21,00» rispose lei. «Come va per il resto?» aggiunse poi convergendo su argomenti più generici!

«Bene!» Stava aspettando quella telefonata per invitarla a pranzo. Il commissario decise di tentare, senza sbilanciarsi. «Mi spiace che tu non possa essere a pranzo qui da me! Mi accingo a preparare la ‘pasta coi fagiolini alla pugliese’!»

«Peccato davvero!» disse l’avvocato «Ma ho già promesso a mio figlio che sarei andata a prenderlo a scuola e devo anche preparare qualcosa per pranzo!»

«Sarà per un’altra volta!» disse il commissario con una nota di delusione nella voce.

«La prossima volta potrebbe essere sabato prossimo! Mio figlio andrà con gli amici a Calasetta, dove i genitori di uno di loro hanno una seconda casa!»

«Benissimo! Ti precetto per sabato prossimo allora!» rispose cogliendo la palla al balzo il commissario.

«Certamente ! Dopo che accompagno mio figlio a Calasetta sarò lieta di assaggiare le tue specialità gastronomiche!»

«Comincio già a pensare al menù! Preferisci carne o pesce?» chiese il commissario.

«Fai tu! Per me vanno bene entrambi!» rispose l’avvocato.

«Bene! Siamo d’accordo!  Buon sabato allora! Per domani va bene se passo a prenderti alle 19,30?»

«Domani alle 19,30 va benissimo. Buon sabato anche a te!»

 

Il commissario, reso ancor più lieto dalla telefonata, si accinse a cucinare.

Sbucciò mezza cipolla, tagliandola a tocchi grossi e la mise a soffriggere in un filo d’olio d’oliva. Aggiunse quindi la polpa di pomodoro e un bicchiere d’acqua con un pizzico di sale. Nel frattempo che il soffritto procedeva mise a bollire una pentola d’acqua e si mise a pulire in fretta i fagiolini, privandoli delle estremità e levandoli sotto l’acqua corrente.

Salò l’acqua che aveva preso a bollire e ci mise dentro i fagiolini. Dopo  cinque minuti li scolò con un mestolo bucato e li mise nella padella del sugo e ve li lasciò quindici minuti buoni.

Nell’acqua dei fagiolini, riportata al bollore, mise duecento grammi di pasta integrale: una metà l’avrebbe consumata subito e l’altra metà l’avrebbe lasciata a domani. Completò il pranzo con un assaggio di formaggi, un’insalata verde e un buon bicchiere di vino rosso Cannonau.

Dopo il caffè andò a ripescare il quarto volume della sua Storia del Teatro della Garzanti e, sdraiato sul divano, si concentrò su Arthur Schnitzler.

Scoprì che l’ultimo  film di Kubrick, un regista che aveva apprezzato molto in gioventù, e che avevano da poco ripassato in prima assoluta TV, era stato tratto da un romanzo dell’autore viennese ‘Doppio sogno’; lo stesso commediografo della ‘Giovane Vienna’ che a suo tempo scandalizzò i benpensanti suoi contemporanei con ‘Girotondo’, il dramma in programmazione al Teatro Massimo, che la sua amica Luisa Levi lo aveva invitato a vedere all’indomani.

Il commissario De Candia amava molto il teatro; sicuramente più del cinema; suo padre era stato abbonato per una decina d’anni,  alla rivista ‘Il Dramma’, il quindicinale che Lucio Ridenti, alias Ernesto Scialpi, aveva diretto sino alla fine degli anni sessanta; su quella rivista, sin da ragazzo, si era fatto una certa conoscenza del  teatro di prosa italiano in auge negli anni a cavallo tra il cinquanta e il sessanta, familiarizzandosi con i grandi interpreti di quegli anni: Gino Cervi, Ernesto Calindri, Paolo Stoppa, Andreina Pagnani, Paola Borbone, Emma e Irma Gramati, lo stesso Vittorio Gassman (poi transitato con successo al cinema);  ma poi,  grazie alla moglie, melomane competente e appassionata,  l’opera, per un certo periodo, aveva preso il sopravvento sulle altre forme di spettacolo e il teatro era rimasto relegato nei ricordi in bianco e nero della televisione e in quelle riviste quindicinali.

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