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«Penso che il tuo team abbia fatto un ottimo
lavoro e che il mio assistito sia sulla buona via dell’assoluzione definitiva!»
rispose l’avvocato con un sorriso compiaciuto.
«Mi incuriosiva sapere cosa ne pensi tu del
fatto che Andrea Picciau non abbia distrutto il testamento che lo escludeva dall’eredità
della zia e lo abbia invece conservato…»
chiese nel dettaglio il commissario.
«Vuoi sapere cosa ne penso io?»
disse Luisa Levi con un sorriso sornione «Io
penso che lui potrebbe avere avuto in
mente di farne redigerne uno nuovo da un falsario, dove lui sarebbe stato,
magari, l’unico erede…Anche se mi sarei
aspettata la distruzione dell’originale,
per condurre poi il lavoro di falsificazione su una semplice fotocopia»
«Potrebbe essere plausibile!»
disse il commissario come nota di apprezzamento. «E
la presenza del fluoracetato di sodio con quella siringa da dieci millilitri?
Secondo uno dei miei collaboratori il fluoracetato serviva per tagliare la
roba…quella da spacciare, suppongo…»
«Io invece ho in mente qualcos’altro»
interloquì l’avvocato, con quel suo solito sorriso che la faceva assomigliare a
un gatto mentre si studia il modo migliore di acchiappare una preda. «Ti
ricordi anni fa quegli episodi di avvelenamento dell’acqua minerale nei
supermarket?»
«Sì, vai avanti!» la
incoraggiò il commissario.
«Mi pare di ricordare che fra le sostanze
utilizzate per avvelenare le bottiglie d’acqua minerale ci fosse proprio il
fluoracetato di sodio… ti ricordi che il cadavere della signora Emma è stato
trovato in cucina?»
«Sì, certo. Ci siamo chiesti a lungo perché
l’assassino fosse stato sorpreso in cucina e, soprattutto cosa ci facesse in
quell’ambiente! Di solito i ladri non rovistano in cucina…»
«Mi son ricordato che Alessandro, il mio
assistito, mi ha raccontato che lui riforniva la zia dei generi alimentari e, a
titolo di esempio, mi elencava pasta, riso, pomodori pelati, acqua minerale…E
se il nostro uomo fosse andato in cucina per avvelenare una delle bottiglie di
acqua minerale della zia?»
«Ma certo! Dev’essere così!»
esclamò con ammirazione il commissario. «Lui
dopo essere entrato dal lucernaio della mansarda è andato in cucina e forse
contava, dopo aver avvelenato l’acqua, di trovare il testamento e distruggerlo…»
«Forse non sapeva che il testamento fosse custodito
nella cassaforte…»
«O magari sperava di trovare la chiave
insieme alle altre appese nell’ingresso…»
«Magari…!»
convenne l’avvocato pensierosa «Del resto, come diceva il
mio vecchio maestro, l’avvocato Serra-Laconi, il diavolo fa le pentole ma non i
coperchi…e a ben guardare, c’è sempre un errore o un punto debole, in ogni
disegno criminoso…»
«Quella donna era un pozzo di scienza
giuridica!» pensò ancora con ammirazione il
commissario.
«E sai cosa mi viene in mente adesso?!»
aggiunse di seguito Luisa.
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