L’occasione gli si presentò una sera che Campus rientrava, a bordo del
suo carrettino, nel sentiero sterrato che da Tzeura lo avrebbe riportato a
s’Aquagotta. Campus se li vide comparire davanti dopo essere spuntati
all’improvviso dal folto della vegetazione. Fuggire sarebbe stato impossibile,
in quella situazione. E poi Campus non era certo tipo da fuggire; li prese per
briganti, ed erano soltanto in due.
«Lascia perdere quell’arma, amico. Vogliamo soltanto parlare» gli
disse Marra con voce ferma e calma, mentre quello già correva con la destra
alla corta spada che portava al fianco.
«Cosa volete? Io non vi conosco.» rispose Campus per niente
intimorito, lasciando tuttavia l’impugnatura della sua daga.
«Vogliamo soltanto sapere per conto di chi stai controllando la casa
di Damasu!» ribattè senza altri preamboli Marra.
«Non so di cosa tu parli, straniero.» si schermì Campus.
La mossa di Marra lo sorprese. Con insospettata agilità saltò sul
carrettino e lo afferrò per la gola, mentre Lair riuscì contemporaneamente a
disarmarlo. Le due spie Shardana avevano raggiunto una sincronia perfetta, nel
momento dell’azione.
«Senti amico, non fare il furbo con noi. Dicci da che parte stai. Noi
siamo qui per proteggere il tuo principe. Se sei un suo amico ci potrebbe
servire il tuo aiuto, in cambio della vita; altrimenti saremo costretti a
eliminarti. Adesso lascio la presa, ma raccontaci una storia convincente, se
non vuoi fare una brutta fine.»
Nonostante il suo istinto primordiale gli suggerisse di tentare una
reazione, a qualunque costo, Campus si impose di ragionare. Se quegli uomini
erano lì per proteggere Damasu, forse conveniva parlarci un po’; d’altronde non è che avesse molto da perdere
in quella situazione di estremo pericolo.
«Neppure io voglio fare del male a Damasu!» disse Campus appena poté
riprendere a respirare regolarmente; si massaggiava intanto il collo
indolenzito.
«E allora perché son giorni che controlli la sua casa? Chi sei, per
Maimone? Parla!» lo incalzò Marra.
«Il principe è stato coinvolto in un complotto per uccidere suo padre,
il re di Kolossoi!» rispose Campus cercando di guadagnare tempo e di capire
cosa gli sarebbe convenuto fare con quei due sconosciuti forestieri.
«Questo lo sappiamo anche noi, babbeo! Ti decidi a vuotare il sacco,
si o no?» lo aggredì ancora Marra, con la voce di uno che ha già perso troppo
tempo. Lair intanto gli teneva pressata sul fianco sinistro la punta acuminata della sua stessa spada.
Anche Campus perse la pazienza. Il suo movimento fu talmente repentino e
inatteso che i due Shardana rimasero di stucco. Col braccio sinistro fece saltare la spada di mano a Lair e col
braccio destro gli strinse il collo con la stessa forza con cui stringeva il
collo dei caproni quando non ubbidivano ai suoi ordini. Un coltello comparve
magicamente nella mano sinistra di Campus ed era puntato sul collo del
malcapitato Lair.
«Adesso che abbiamo ristabilito un po’ di posizioni, vi faccio io qualche
domanda!» disse rivolto a Marra, che rimase immobile, preoccupato per il suo
amico che già cominciava a divenire paonazzo per mancanza d’aria.
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