Kurin viveva a s’Aquagotta da molto tempo. Ufficialmente era un
modesto mercante che scambiava pelli e prodotti artigianali con i Nuragici, in
cambio di sale e di stoffe; ma in realtà faceva parte della rete di spie che la
città di Nora, così come le altre città Shardana, avevano insediato in quella
zona nevralgica, divenuta un immenso mercato, al centro dei traffici e degli
scambi sempre più frequenti tra le diverse entità produttive che vi si
affacciavano. La sua casa era abbastanza grande per ospitare i tre emissari
dell’Arconte Cara.
«Cosa vogliono esattamente da Nora?» chiese Kurin mentre erano ancora
a tavola per la cena. La sua fedele cuoca aveva arrostito della selvaggina che
certi suoi clienti avevano scambiato in mattinata; un buon vino rosso di Genn’
e Mari era stato il giusto complemento a quel pasto
saporito.
Marra, il capo riconosciuto dei tre emissari, aveva già concordato con
l’arconte di agire con il massimo della segretezza. La prese perciò alla larga.
«Dobbiamo metterci in contatto con un certo Mandis. E’ un Nuragico che
intrattiene ottimi rapporti con la nostra città» rispose in maniera da non far
capire al loro ospite che l’obiettivo era in realtà un altro.
«Lo conosco benissimo. E’ un grosso commerciante che ha un emporio
importante. Sta poco distante da qui. Se volete, domattina, dopo che avrete
riposato, vi ci accompagno.» propose Kurin.
«Il Senato ci ha raccomandato la massima discrezione. Per adesso
dobbiamo limitarci a controllare le sue mosse. A Nora vogliono capire sino a
che punto sia affidabile. Forse intendono affidargli un delicato compito in
previsione della guerra che si profila con il suo villaggio originario di
Kolossoi.» rispose Marra. Il riferimento al Senato, anziché agli Arconti, era fatto apposta. Il senato voleva dire tutto
e niente. «Che tu sappia, questo Mandis, mantiene rapporti costanti con il suo
villaggio?» aggiunse subito, cercando di coinvolgere Kurin senza fargli capire
i suoi reali obiettivi.
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