Capitolo 10
Appena il messo di Mandis gli comunicò che un carro funebre con i
corpi di suo genero Norace e degli altri amici trucidati dai Nuragici di
Kolossoi era in viaggio verso Nora, Gairo mise in campo tutta la sua potenza e
i suoi soldi, per diffondere la notizia.
Per prima cosa pagò le migliori prefiche della città perché
inneggiassero il canto funebre del suo compianto e valoroso genero. Il canto
funebre cominciò a levarsi dalla villa di Gairo e si diffuse presto per tutta
la comunità, avvolgendole in una cappa di lamentoso dolore.
E insieme al dolore cominciò a crescere anche la rabbia.
Gairo fece avvisare tutti gli altri quarantanove membri del Senato
cittadino, compresi i suoi più agguerriti avversari politici e i suoi
concorrenti in affari. Era sottinteso nel messaggio recapitato, che in quel
momento di dolore per la Nazione intera, i contrasti andassero messi da parte e
tutti i Noresi si stringessero nel dolore e
nel pianto.
Presto la notizia si diffuse dappertutto e in ogni casa, in ogni
emporio, in ogni bettola, in tutto il porto e perfino nelle povere capanne di pescatori, artigiani, contadini e piccoli
commercianti, ammassate tutt’attorno alla periferia, non si parlava che del
vile gesto compiuto dai Nuragici a danno dei poveri e indifesi cittadini noresi.
E passando di bocca in bocca, la notizia andava arricchendosi di nuovi,
truculenti particolari che rendevano la strage compiuta, sempre più invisa e
odiosa a tutti.
Il senatore più anziano convocò una seduta urgente e straordinaria, chiedendo
agli Arconti in carica di intervenire alla sessione, mentre una folla ingente
si assiepava lungo la strada che collegava la città a Karalis, da dove si
aspettava che giungesse il carro con le
vittime della barbara esecuzione.
Il giorno seguente, mentre ancora i canti funebri delle prefiche si
levavano accorati e incessanti, Gairo lasciò la sua villa per recarsi al
Senato. Nelle strade il subbuglio, dopo la calma apparente della
giornata lavorativa, alla sera riprese con maggior furore. Gli uomini pagati
apposta per presidiare le strade e incitare all’odio contro i Nuragici, avevano
dormito all’addiaccio. E altri rivoltosi, spontaneamente si erano uniti a loro,
solidarizzando contro gli odiati nemici nuragici e in favore del suocero di
Norace, di sua moglie e dei suoi figli, ormai orfani di padre. Gairo viaggiò con
le tendine aperte della sua portantina, in modo da ricevere le acclamazioni
della folla che inneggiava in suo favore, contro i Nuragici trucidatori. Gairo
aveva un mesto sorriso e un cenno di ringraziamento per tutti, e tutti
assicurava del suo interessamento al fine di non lasciare impunito l’eccidio e
l’oltraggio che la città aveva subito.
La seduta del Senato era stata l’apoteosi della gloria per Gairo. Non
si era dovuto nemmeno prendere la briga di dichiarare la guerra agli assassini
di Kolossoi, com’erano stati ribattezzati gli inconsapevoli abitanti del
villaggio di Itzoccar; ci avevano pensato i suoi più stretti alleati, seppure
ignari dell’intrigo che il potente amico aveva ordito. Fuori la gente
rumoreggiava sempre più arrabbiata.
Orthosia, il senatore anziano che presiedeva la seduta, uomo di grande
esperienza, non certo uno sprovveduto,
dopo avere ascoltato il resoconto di Gairo, cercò di guadagnare tempo. Non
erano giunti ancora i cadaveri in città e già si chiedeva di attivare la leva
obbligatoria e intraprendere un’azione militare contro i pericolosi avversari
delle montagne? Non dubitava certo che il fatto in sé dell’uccisione del genero
di Gairo e dei suoi amici, fosse vero;
ma conosceva bene la smisurata ambizione di quell’uomo; e non gli piacevano, né
lui, né la ricchezza immensa che aveva accumulato, non sempre in maniera
cristallina.
Quando il dibattito sembrò
esaurito e gli interventi si susseguivano ormai sempre uguali,
avvitandosi su se stessi, Orthosia prese la parola.
« Nobili colleghi del Senato, il gesto perpetrato ai danni dei nostri
concittadini, tra cui un parente dell’esimio e benemerito senatore Gairo qui
presente, merita certamente una risposta dura e decisa da parte della nostra
città. Pur tuttavia, prima di dichiarare guerra ai nostri nemici di sempre,
sarebbe bene chiedere alle città alleate di Karalis e di Cornus, che come noi
confinano con i regni nuragici federati, di unirsi a noi. Le città amiche non
ci negheranno il loro aiuto, ma vorranno sapere tutti i particolari
dell’eccidio e noi non sappiamo ancora niente. Come sono morti i nostri
fratelli? Sono stati uccisi in battaglia? O in duello? In quali circostanze
sono stati aggrediti? In quale luogo?»
Le proteste che suscitò nel partito di Gairo quel discorso, chiaramente temporeggiatore, furono coperte da
un urlo mille volte superiore che si udì fuori dalla sala delle assemblee
senatoriali. Gairo fu contento di aver mandato i suoi servi incontro al
feretro, per dirgli che conducessero i cadaveri direttamente alla sede del
Senato.
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