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giovedì 23 giugno 2022

Il commissario De Candia indaga-20

 

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«Ma non sarà che questo aggraverebbe invece la sua posizione di indagato?» osservò l’ispettore Zuddas, che amava sempre fare la parte dell’avvocato del diavolo. Proprio per questo era apprezzato dal commissario, che non dava mai niente per scontato e voleva sempre valutare anche ogni più remota possibilità!.

«Tu dici?» chiese rivolto al suo collaboratore.

«Be’, certa gente non sa aspettare il momento giusto e non vede l’ora di intascare l’eredità. Del resto era noto anche agli antichi che ‘ambulatoria est voluntas defuncti usque ad vitae supremum exitum’»

«E tu, Farci, che ne dici?»

«Al di là degli ambulatori e dei latinorum di Zuddas» rispose il sovrintendente che non amava quel vezzo di parlare per massime latine del suo collega, ma che lo apprezzava per il resto.«Io credo che qui ci troviamo davanti all’azione di un solo uomo. Il suo profilo sembrerebbe corrispondere a ‘Sa Mantininca’ o magari anche a quell’altro nipote della vittima, quello  che vive a Carbonia. Anche se  non escludo del tutto altre ipotesi, ma queste due mi sembrano le più verosimili!»

«Se siete d’accordo allora approfondirei, per il momento, queste due ipotesi. Restiamo pronti e aperti a ogni svolta. Del resto, se ci pensate bene, mentre sembra impossibile trovare un legame tra  l’indagato Alessandro Pirastu e quel topo d’appartamento, come lo chiamano? sa Mantininca, non sarebbe fuori contesto  un legame tra i due cugini.  Ma attenzione, qui c’è un gran però! Il cugino di Carbonia subentra nell’eredità in maniera diretta, per rappresentazione, dato che la madre, sorella della vittima, è già morta. Alessandro, l’altro cugino, senza testamento non becca l’ombra di un quattrino, perché prima di lui c’è il padre, collaterale di terzo grado, né più né meno, come la sorella defunta Anita, che però ha trasmesso il grado di parentela ai figli, Maria Grazia e Andrea»

«A questo non avevo pensato davvero, commissario!» esclamò Zuddas in tono di ammirazione «E anche un accordo tra una persona come Alessandro Pirastu e sa Mantininca mi parrebbe non plausibile. Resta pur sempre una remota possibilità che l’accordo possa magari esserci stato tra questo Mantininca e il cugino di Carbonia…»

«Ma infatti» convenne il commissario. «Non chiudiamo del tutto una simile eventualità. Se c’è un collegamento tra i due, vedrete che salterà fuori! Io sono sicuro di riuscire a procurarmi un elenco e una descrizione dei gioielli sin dai primi giorni della settimana prossima. Poi ne faccio una copia per ciascuno di voi e vediamo di scoprire che fine hanno fatto questi gioielli. Se da qualche ricettatore di Cagliari, oppure da qualcuno di Carbonia. Inoltre cerchiamo di scoprire dove si trovavano i due indiziati sullodati all’ora e nel giorno dell’omicidio. Verifichiamo i loro alibi. Io mi occupo delle indagini sul libretto postale e sulla carta del Bancomat che sono spariti insieme al testamento e agli altri documenti. E ci aggiorniamo alla settimana prossima!»

«Se vuole posso occuparmi io anche del libretto postale e della tessera bancomat!» disse il sovrintendente con la sua consueta disponibilità.

«Commissario, conti anche su di me!» confermò l’ispettore Zuddas.

Entrambi i collaboratori preferivano che il loro coordinatore si concentrasse sull’analisi dei fascicoli. Un po’ perché preferivano l’indagine sul campo e un po’ perché si rendevano conto di quanto De Candia volasse sempre una spanna più in alto di loro nell’analisi e nella verifica dei risultati delle varie indagini. E’ per questo che lo ammiravano incondizionatamente.

«No grazie, ragazzi. Penso di farcela ».

«Chi paga oggi l’aperitivo?» chiese Zuddas.

«Oggi pago io! Però devi promettermi che da qui al bar e anche al ritorno, non parlerai latino!»

«Videtur acceptum!» esclamò l’ispettore con tono provocatorio!

Il sovrintendente rispose per le rime! E spingendosi come due scolari, si avviarono tutti insieme al bar.

Il commissario si considerò fortunato ad averli tra i suoi collaboratori.

 

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