Il lunedì successivo, verso le
undici, il centralinista passò una telefonata al commissario De Candia. Una
signora aveva chiamato per parlare con
qualcuno della sezione omicidi.
- “ Chi parla?” – chiese il
commissario in tono gentile.
-
“ Sono Maria Grazia Picciau” – disse una
voce che mostrava una certa emozione-“ Si ricorda? Ci siamo incontrati mercoledì scorso!”
-
“ No. Credo che lei abbia incontrato uno dei miei collaboratori, l’ispettore
Zuddas. Io sono il commissario De Candia.
-
“ Ah, sì, mi pare che si sia presentato
proprio con quel nome… – la voce si arrestò di colpo, come se fosse stata in
punto di dire qualcosa di imbarazzante.
-
“ Lei è la nipote di Emma Pirastu, se non
sbaglio.”- disse il commissario cercando di mostrarsi affidabile e informato sui fatti.
-
“ Sì, certo. Il suo collaboratore mi aveva chiesto notizie di mio fratello
Andrea…” – aggiunse ancora la voce. Sembrava esitante; il commissario si sentì
prudere il naso; aveva stabilito che questo gli succedeva sempre quando
nell’aria c’era qualcosa di importante, nel bene o nel male. Il commissario
attese ancora un po’ al telefono, poi chiese:
-
- “ Ha avuto notizie di suo fratello?” – Cercò
di modulare la voce su toni di paziente attesa.
-
“ No, sono molto preoccupata. Venerdì
pomeriggio sono andato a prenderlo in comunità, come sempre, e ho scoperto che
si era assentato da un paio di giorni. Ma nessuno mi ha detto niente. Il
direttore mi ha detto che un funzionario della questura di Cagliari era stato da lui lo stesso giorno di
mercoledì, ma a me era sembrato che non sapesse niente dell’assenza di mio
fratello. Ho pensato che forse non si era trattato dello stesso funzionario.
-
Il commissario capì che stava parlando con
una persona attenta e sensibile, probabilmente in preda a qualche sentimento di
contraddizione, come se fosse combattuta. Cercò di procedere con metodo. Per
esperienza sapeva che in certe situazioni le persone tendevano a chiudersi o ad
aprirsi a seconda di come l’interlocutore agiva sul loro stato d’animo.
-
- “ A volte noi poliziotti, per rispetto
del protocollo che ci impone la riservatezza, tendiamo a non dire ciò che
sappiamo…”
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