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venerdì 22 marzo 2019

Memorie di scuola - Parte terza



Capitolo quinto
Faccia la persona seria
a.s. 1991-1992
Riflettevo ancora in quei primi anni di insegnamento a quanto fosse vero ciò che mi aveva detto un medico che avevo conosciuto al Comitato di Gestione della  USL di Sanluri, dalla cui assemblea (formata dai rappresentanti di oltre 35 Comuni della Marmilla e dintorni) ero stato indicato per gestire quel particolare settore pubblico, vero e proprio crocevia amministrativo,  dove le tentazioni della politica toccano il proprio apice.
Basti pensare che la Sanità assorbe una fetta del PIL nazionale assai consistente. Una torta davvero appetitosa per politici rampanti e voraci, come sono, da sempre,  i politici italiani. Chi non ricorda Sua Sanità Francesco de Lorenzo, ministro della Sanità, vicerè di Napoli e dintorni, detronizzato da 145 capi di imputazione dal pool di Mani Pulite, insieme al suo braccio destro Poggiolini, cui vennero sequestrati migliaia di miliardi (di cui parecchie centinaia fungevano da imbottitura dei suoi divani e delle sue poltrone) di mazzette incassate quando dirigeva il servizio farmaceutico proprio al ministero della Sanità di De Lorenzo?
E’ inoltre notizia di questi giorni (segno che 25 anni, da quando il mariuolo socialista dell’albergo milanese del Pio Albergo Trivulzio venne acchiappato con le mani nella marmellata, dando la stura a quella terribile stagione che va sotto il nome di “Mani Pulite”,  sembrano non essere mai passati),  la condanna definitiva subita da Formigoni, presidente della Giunta Regionale della Lombardia per oltre un decennio, che sulla Sanità ha perso l’onore e il senno: mazzette milionarie (questa volta in Euro), viaggi, regalie, alberghi di lusso e fiumi di danaro, tutti provenienti dalla Sanità lombarda.
Insomma, dicevo, io ero finito in questa specie di regno di cuccagna (seppure periferico e provinciale rispetto alle più ricche USL delle città capoluogo sarde). Era mia profonda convinzione (e lo è tuttora) che io, nella mia veste di consigliere comunale del paese natio, dovessi rappresentare, con spirito di servizio, in scienza e coscienza, come si suole dire, le istanze della gente comune che mi trovavo a rappresentare.
Capii però da subito che i miei colleghi del Comitato di Gestione non erano animati dalla mia stessa vocazione e dal mio medesimo spirito di servizio.
Naturalmente non ebbi mai prove delle malefatte che i miei colleghi del Comitato Gestione probabilmente fecero a mia insaputa. Io posso dire a mia discolpa che non ero soltanto ingenuo e onesto, ma che credevo davvero nella riforma sanitaria e mi consideravo lì per lavorare al fine di realizzare gli obiettivi della riforma del 1978: una migliore sanità per tutti i cittadini, i malati e gli utenti. Ebbi però sentore che qualcosa accadeva dietro le quinte. Ad esempio, se piombavo all’improvviso nel bel mezzo di una riunione informale, mi accorgevo che i miei colleghi cambiavano repentinamente argomento e leggevo l’imbarazzo nel loro viso. Di lì a poco il ciclone di Mani Pulite li avrebbe spazzati tutti via, insieme alla Prima Repubblica, anche se sinceramente non saprei dire se la Seconda Repubblica sia stata meglio della Prima.
Insomma, io , un po’ vigliaccamente, dopo tre anni di gestione della sanità marmillese,  diedi le dimissioni, forse memore di quanto mi aveva consigliato il relatore alla mia tesi, il compianto internazionalista, prof. Pau di Oristano , quando, poco prima di laurearmi, nel 1984, gli avevo detto che mi sarei candidato alle comunali del mio paese, dandomi, per così dire, alla politica: “ Basile, faccia la persona seria!”, fu per l’appunto il suo asciutto commento.
Dopo essere stato eletto, e dopo aver vissuto l’esperienza di consigliere comunale (all’opposizione) e di membro del Comitato di Gestione (in maggioranza) capii il senso profondo di quelle sagge parole. E ogni tanto, quando assisto al teatrino della politica in TV o sui giornali, ripenso a quel mio vecchio e saggio professore.
Questo medico della USL di Sanluri, vice coordinatore sanitario, mi disse che la migliore età per un uomo è quella che va dai trent’anni ai quarant’anni, quando un uomo è ancora nel pieno vigore fisico e può viverlo nella piena maturazione intellettuale.
E infatti così mi sentivo in quel frangente della mia vita. E in quel settennio che mi separava dal compimento del quarantesimo compleanno, dopo che avevo vinto  il mio primo e unico concorso pubblico (a parte quello per l’abilitazione alla professione di avvocato, che comunque avevo sostenuto e superato a pieno merito nel 1990), mi buttai a capofitto in mille iniziative di carattere intellettuale: mi iscrissi all’università di scienze politiche per prendermi la seconda laurea; tentai di diventare ricercatore universitario (come avrò modo di narrare in maniera dettagliata, al paziente lettore,  nel prossimo capitolo); ripresi a studiare le lingue straniere (inglese, spagnolo, portoghese, francese  e arabo); e mi sentivo un leone in gabbia, voglioso di rompere tutti gli indugi e di superare ogni ostacolo; niente mi faceva paura e tutto mi sembrava raggiungibile e perseguibile. E anche con le donne sembravo avere imboccato la strada giusta; finalmente ero pervenuto a una piena sintonia con l’altro sesso, ciò che consentiva facilità di approccio e agevoli e disinvolte frequentazioni.
Certo stentavo ancora a entrare nell’ordine di idee di intraprendere una storia seria e matura, illudendomi che fosse possibile vivere in maniera indolore delle storie superficiali e passeggere, all’insegna del puro piacere fisico.
Così è la gioventù e tali sono le nostre illusioni. Ma come faremmo a vivere senza sogni e senza illusioni? 

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