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E mentre procedevano
verso la loro meta, Luisa Levi apprese, senza quasi mai interromperlo, come il
nonno paterno del commissario, Nicola De Candia, giovane e brillante perito
minerario barese, assunto dalle Miniere di Montevecchio degli Eredi Sanna,
subito dopo la Grande Guerra si fosse insediato nel borgo minerario. E come,
poco tempo dopo, avesse conosciuto a Buggerru, dove si era recato per assistere
a uno spettacolo teatrale, una graziosa fanciulla, di nome Ines Orcel, che
scoprì essere la figlia di un suo collega francese che lavorava per la Societé
des mines de Malfidano, che a Buggerru aveva la sua sede operativa, e della
quale si era innamorato praticamente a prima vista. E in che modo riuscisse a
conquistarla, dopo serrata corte. Favorito in ciò da alcune conoscenze comuni
che gli consentirono di vincere la diffidenza che il padre di lei nutriva verso
i non francesi. E soprattutto aiutato dalla madre di lei, una donna spagnola
della Estremadura, che in quei paesaggi selvaggi della Sardegna e in quel
popolo chiuso e tenace, rivedeva probabilmente la sua terra d’origine e i suoi
stessi avi. In realtà, il nonno del commissario, Nicola De Candia, di sardo
aveva soltanto l’amore e la riconoscenza
verso la terra che lo aveva accolto, dandogli lavoro e rispettabilità.
Nella parte conclusiva
del viaggio, proprio mentre il loro fuoristrada, lasciandosi Guspini alle
spalle, cominciava a inerpicarsi sulla larga salita che conduce al vecchio
borgo minerario, l’avvocato Luisa Levi inoltre apprese come dalla coppia fosse nato il papà del
commissario, Salvatore De Candia. Il quale, dopo aver prestato il servizio
militare, innamoratosi di una diciassettenne di nome Regina Serru, figlia di un
guardiano minerario, già comandante della compagnia barraccellare guspinese,
fosse passato nei ranghi della polizia di stato, trasmettendogli, congiuntamente
al nonno materno, quella passione per l’ordine e la
disciplina che Santiago aveva saputo rielaborare in quella sua maniera
fantasiosa e originale che lo caratterizzava.
Luisa aveva ascoltato la storia del commissario, come da piccola aveva imparato
ad ascoltare le favole che il papà le raccontava prima di addormentarsi.
Erano da poco passate le
undici quando il commissario parcheggiò la sua auto di fronte a un edificio che
un tempo aveva ospitato il centro vitale dell’antico borgo minerario, con
l’Ufficio Postale, la Caserma dei Carabinieri, lo Spaccio Aziendale e, poco più
avanti anche il cinematografo. E dove adesso resisteva ancora un bar, in cui
poterono rinfrescarsi prima di iniziare la passeggiata a piedi che Luisa
accettò di fare con entusiasmo.
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