I nuragici erano abituati da
secoli a muovere carichi simili; lo avevano fatto da millenni per costruire i
loro monumenti megalitici: i nuraghi, le tombe dei giganti, le domus de janas e
i pozzi sacri; per i noresi fu un problema inatteso e preferirono cercare dei
percorsi alternativi. Ma così facendo caddero nelle imboscate che i nuragici
gli avevano teso; gli arcieri nuragici seminarono la morte tra le fila dei
noresi; finalmente a sera, trovarono uno spiazzo dove accamparsi; lo ripulirono
e allestirono dei fuochi per passare la notte. Il secondo giorno fu un altro
giorno funesto per i noresi; gli attacchi dei nuragici erano improvvisi e
micidiali; le milizie di Arzùna non riuscivano neppure a vederli; e inseguirli
sarebbe astato un azzardo in quel territorio rocciose e scosceso ad essi
completamente sconosciuto. Il terzo giorno prese a soffiare un vento di
tramontana. I noresi procedevano decisi a espugnare la reggia di Kolossoi. Le
guide rassicuravano Arzùna che ormai si trovavano a metà strada. Ma Itzoccar
durante la notte fece accumulare delle sterpaglie a favore di vento e appiccò
il fuoco. Le fiamme avvolsero l’accampamento dei noresi che furono costretti ad
abbandonare il campo e a rimettersi in marcia. Ma nel buoi della notte li
aspettavano al varco i nuragici, in un passaggio obbligato. Passata la
nottataccia Arzùna conto le sue perdite. I suoi viveri, rispetto alla partenza
di Su Murìle, dove aveva lasciato i suoi duemila uomini di stanza, erano stati dimezzati e aveva perso ben
cinquecento fanti, tra morti e dispersi. Decise che avrebbe marciato la notte e
riposato durante il giorno. La mossa sembrò funzionare. Ci fu qualche altra
scaramuccia, degli agguati, soprattutto la notte, ma dopo tre giorni Arzùna fu
in vista della reggia nuragica. Arzùna si sentì fiero ed emozionato quando vide
la reggia da lontano. Al di là di un immenso villaggio di capanne, rialzato su
una collinetta, svettava un torrione maestoso, circondato da latri quattro
torrioni, uno per ogni punto cardinale.
Arzùna mandò una delegazione alla reggia a parlamentare. I dodici
ufficiali portavano una bandiera bianca e una richiesta di resa incondizionata:
arrendersi per avere salva la vita.
I dodici ufficiali tornarono presto, frastornati e mogi. La reggia era
disabitata. Arzùna sul momento ci restò male. Poi prese una decisione repentina
e impartì un ordine a voce spiegata:
« Valorosi combattenti Shardana! In nome del Senato e della città di
Nora prendiamo possesso della reggia di Kolossoi!»
Così, i duemilaecinquecento soldati dell’armata di Nora si sistemarono
nel villaggio di Kolossoi. Arzùna e altri trecento, tra ufficiali e fedelissimi si sistemarono nella
reggia; i restanti nelle comode e solide capanne tutt’attorno al villaggio.
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