In questo periodo prelettorale in TV impazzano i dibattiti politici.
Le elezioni, chissà perché, mi fanno pensare al principe della risata Totò.
Lui, con le sue risate amare, era riuscito a mettere a nudo le velleità e la pusillanimità dei politici italiani. Non molto è cambiato dai suoi tempi. E se qualcosa è cambiata, è cambiata in peggio.
L'estate mi fa pensare anche ai concerti che, magari in replica, mandavano in onda le estati scorse, quando almeno non eravamo afflitti dalle presenze invadenti dei politici in TV.
Un vecchio post mi ha richiamato il concerto "La Notte di Vasco" dedicato al cantante di Zocca, Vasco Rossi.
Ho ripensato ai concerti ai quali in passato ho preso parte in prima persona.
Mi sono rivisto in mezzo alla folla oceanica, con le mani al cielo, cantando a squarciagola, ballando e muovendo la testa e il corpo a suon di musica.
Non si vivono quattro decenni di successo per caso. Vasco ha incarnato i sogni e il malessere di più di una generazione. Certo il suo successo è da attribuire anche ai grandi musicisti che lo accompagnano sul palco.
Ma i suoi musicisti veicolano sulle splendide note di chitarre, ottoni, tastiere e percussioni i testi che incarnano i sogni e le fantasie dei giovani di ieri e di oggi. Che poi sono i sogni di coloro che ritrovano se stessi più nei riff di un chitarrista e negli assolo di un clarinetto che in un mondo incapace di trasmettere emozioni.
Una fuga dalle banalità di un mondo materialista, fondato sul consumismo, che ha perso nella massificazione delle menti, delle notizie e delle vite votate alla produzione e al consumo, in nome del dio quattrino e di Giove PIL, ogni sensibilità spirituale.
E l'uomo senza spirito non sa vivere, sente che gli manca qualcosa; qualcosa che egli recupera in quei versi strazianti che parlano di libertà, di solitudine, di uno straniamento che è anche e soprattutto ribellione a ogni consuetudine e perbenismo.
Qualcuno un giorno ha detto che non si vive di solo pane.
Se a qualcuno non piace Vasco Rossi dovrebbe ricordarsi che senza spirito si vive male e si cade inevitabilmente prigionieri di profeti e duci che non sempre guidano al bene.
Ma chi l'ha detto che ai nostri politici e ai governi del mondo interessi il benessere spirituale dei cittadini?
Abbandonare il materialismo in nome dei veri profeti comporterebbe rinunciare al potere dei soldi e delle poltrone facili.
Meglio aggrapparsi alla materia e al potere lasciando che i sudditi governati sfoghino il loro bisogno spirituale appresso ai profeti fasulli di turno, magari affogati in qualche sorta di sostanza che li alteri un po' sino a dimenticare, almeno per una sera, la fatica di vivere una vita senza senso e senza valori.
Ma è meglio seguire un profeta, ancorché cialtrone, oppure un duce ancora più cialtrone?
Se fossi giovane non avrei dubbi: sceglierei un profeta cialtrone.
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