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domenica 28 giugno 2020

Psiche, Calliope e il gioco delle bambole


Chi ha ragione tra Morelli e Murgia? Ha ragione lo psichiatra oppure ha ragione la scrittrice?

Cerchiamo di delimitare l’ambito della disputa. A me non interessa tanto il duello che si è svolto alla radio tra la scrittrice e lo psichiatra (così come, in generale non mi appassionano i diverbi che si svolgono in TV per poi essere proposti al giudizio dei lettori nella Rete).



Mi interessa invece parlare della diatriba, aperta da almeno mezzo secolo tra gli intellettuali (quantomeno da quando i movimenti femministi hanno cominciato a muovere i primi passi), se sia ammissibile la concupiscenza maschile sul corpo femminile, ma senza trascurare l’altra faccia della medaglia (e cioè se sia lecito per la donna sfruttare l’attrazione esercitata dal corpo femminile sui maschi ).

E’ molto importante delimitare correttamente l’ambito della discussione, perché da questo dipende l’esattezza delle opinioni che vengano espresse al riguardo.

Partiamo da alcune premesse (che possono possono essere considerate dei dati di fatto):


Da millenni la specie umana si riproduce sulla base dell’attrazione fisica. Se non ci fosse stata questa reciproca attrazione tra uomo e donna, l’umanità si sarebbe estinta da molto tempo.
La donna, depositaria del dono della vita, ultimo e decisivo anello nella perpetuazione della specie, ama scegliere quei geni che provengano da uomini che le ispirino una sicurezza economica e la certezza che la perpetuazione della specie, grazie a quegli uomini, venga assicurata.
Gli stilisti, nel disegnare i loro modelli di abiti femminili, sembrano puntare a questa naturale e istintiva attrazione esercitata dai copri femminili sui maschi.
Le donne, dal loro canto, non sembrano disdegnare affatto questa sorta di potere fascinatore e ammaliante che esercitano sui maschi; al contrario sembrano ricorrervi con naturalezza ma con frequenza.
Anche la pubblicità ha sfruttato, e continua a sfruttare, il corpo femminile per la vendita di ogni tipo di prodotto atto al consumo.



Date queste premesse mi chiedo se sia corretto affidare la soluzione della controversia al gioco delle bambole.

Il discorso è assai più complesso. Ed è probabile, per chi ama questi duelli in TV e alla Radio, che sia necessario più di un round tra i due contendenti, al fine di stabilire chi abbia veramente ragione.

Io, che non amo né la pubblicità, né la moda (ma quest’ultima ha un peso notevole, e di favore, nella nostra bilancia commerciale), ho smesso da tempo di spogliare le donne che mi piacciono con gli occhi, ma non sono sicuro che questo sia da ascrivere all’acquisizione della consapevolezza del rispetto dovuto al corpo femminile e non alla mia età.

Però mi chiedo se le donne abbiano davvero la consapevolezzae la volontà di non volere attirare attenzione su di sé l’attenzione degli uomini.

Mi piacerebbe che questo fosse il tema del dibattito e non il duello tra Murgia e Morelli.

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